I Fori, il Colosseo, Il Vittoriano, i musei, i templi, le colonne, le piazze, le chiese. Il Centro di Roma e l’area degli originari Sette Colli è certamente la parte più conosciuta ed esplorata della città. Ma se siete nella Capitale, il nostro consiglio è quello di andare a visitare anche le sue periferie: alcune di esse si raccontano meravigliosamente attraverso il linguaggio della street art, ospitando, talvolta, dei veri e propri musei a cielo aperto.
Nella città di Roma le opere realizzate da street artist internazionali sono così numerose e significative che la rivista @Artribune ha sviluppato l’app STREETART ROMA, scaricabile gratuitamente e di semplicissima fruizione. Attraverso l’app, che ha mappato ben 130 murales, è possibile scegliere il proprio percorso e lasciarsi raccontare dalle opere gli eventi e le storie vissute dai quartieri che le ospitano: ecco quindi quelli che secondo noi sono i tre quartieri da visitare assolutamente per scoprire la street art di Roma.
1 – Museo Condominiale di Tor Marancia.
Roma, Viale Tor Marancia, civico 63: qui è stato inaugurato il primo museo condominiale al mondo.
Situato nel lotto 1 del quartiere della periferia capitolina, il Museo Condominiale di Tor Marancia è un’enorme grande tela, la cui narrazione si sviluppa sulle pareti del comprensorio: sono proprio queste, infatti, ad ospitare le monumentali opere dei famosi urban artist internazionali che hanno aderito a questo progetto di riqualificazione urbana.
Il nome del progetto è Big City Life, e vanta la partecipazione di artisti come Philippe Baudelocque, Matteo Basilé, Mr Klevra, Seth Globepainter: questi sono solo alcuni degli urban artist che hanno reso i palazzi di questa borgata un vero e proprio museo gratuito e all’aperto.
Le loro opere, oltre a rendere le pareti delle case popolari delle immense tele, raccontano la realtà del quartiere e dei suoi abitanti e celano, dietro alla bellezza dei colori, alcune delle difficoltà legate alla realtà di periferia. Un esempio fra tutte è la meravigliosa Nostra Signora di Shangai di Mr. Klevra, la cui mano, per via della forte influenza dell’arte bizantina sulle sue opere, è letteralmente inconfondibile.
Il murale fa riferimento al soprannome che il quartiere aveva nella sua fase originaria: quando furono costruite le sue prime abitazioni, nel 1933, si scelse una zona paludosa in piena campagna, e, a causa dei costanti allagamenti e della sua densità abitativa, la borgata si guadagnò il nome dell’allora più grande città cinese, Shanghai, la quale, oltre ad essere densamente popolata, è fra le prime metropoli al mondo per rischio alluvionale.
2 – Progetto MURo – Museo di Urban Art di Roma
Per sfuggire ai Tedeschi, “o vai al Vaticano o vai al Quadraro”: questo si diceva a Roma durante l’occupazione nazista della città. Il quartiere del Quadraro, infatti, garantiva rifugio ai perseguitati politici e ai partigiani, distinguendosi come uno dei più organizzati e attivi centri dell’antifascismo e della Resistenza. Proprio per questo motivo il quartiere fu bersaglio dell’”Operazione Balena”, un piano organizzato dalla polizia fascista e dalla Gestapo che prevedeva il rastrellamento dell’area e la deportazione della sua popolazione e la cui attuazione avvenne alle prime luci dell’alba del 17 aprile 1944.
Esattamente 70 anni dopo questo evento, il quartiere è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile per la Resistenza. L’ostracismo degli abitanti del Quadraro verso il nazifascismo è rimasto nella Storia: il generale Kappler, già tristemente noto per aver guidato l’eccidio delle Fosse Ardeatine, considerava il quartiere talmente pericoloso e ben organizzato che gli affibbiò l’appellativo di “Nido di Vespe”.
Per tener sempre viva la memoria di questi avvenimenti, negli ultimi dieci anni è nato il Progetto Muro – Museo di Urban Art di Roma: esso consiste in una serie di opere che, partendo dal Largo dei Quintili, raccontano la storia del quartiere romano.
Alla luce degli eventi storici vissuti dal Quadraro, non stupisce che il murale-simbolo del progetto siano divenute proprio le sue famosissime vespe, realizzate da Lucamaleonte in Via Monte del Grano.
3 – Il Pigneto
Nella lista dei quartieri romani che si distinguono per la diffusione dell’arte urbana, non possiamo non inserire il Pigneto, tra i primi esempi di riqualificazione urbana attraverso la street art. Il quartiere, formatosi spontaneamente a partire dalla fine dell’Ottocento fra la Casilina e la Prenestina e caratterizzato da basse casette e stradine irregolari, è oggi famoso per la sua vita notturna, i suoi bar d’altri tempi, la sua isola pedonale, il mercato rionale, e, ovviamente, per i suoi famosi murales.
Molti artisti hanno il loro studio proprio qui: fra loro c’è Alice Pasquini, l’artista che con i suoi toni pastello ha dato forma ai Due amanti sulla panchina in Via Fanfulla da Lodi. Questa strada del Pigneto ospita anche l’estro dell’artista romano MauPal, autore del celebre sguardo di Pasolini: il titolo della sua opera L’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza richiama il sentire pasoliniano di una bellezza esistente, che si manifesta indipendentemente dalla volontà dell’artista, il cui compito è semplicemente quello di riconoscerla. L’immagine è, quindi, dedicata al grande intellettuale declinato nella sua veste di esteta, di cacciatore e trovatore di bellezza.
La dedica di MauPal a Pier Paolo Pasolini non è però un caso isolato nel quartiere Pigneto: la mano bizantina dello street artist Mr. Klevra ha dato forma alla Piccola Maria, opera che celebra Pasolini nella sua veste di regista attraverso la rappresentazione del volto di Margherita Caruso che, ne Il Vangelo Secondo Matteo interpretò, giovanissima, la madre di Gesù. L’opera Io so i nomi, anch’essa realizzata in Via Fanfulla di Lodi, è invece una dedica, da parte dell’artista romano Omino71, al coraggioso Pasolini giornalista: il titolo cita l’incipit di un celebre articolo del 1974 che lo scrittore pubblicò sul Corriere della Sera.
Le dediche degli artisti a Pier Paolo Pasolini nel quartiere del Pigneto non sono ovviamente un caso: il poeta, regista e scrittore era particolarmente legato alle realtà di questa borgata. Proprio qui sono state girate, ad esempio, numerose scene del film Accattone.