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Arte e cultura

Le 10 sculture greche più famose

Dal punto di vista geografico, l’Antica Grecia si identifica nelle aree della Grecia continentale, dell’Albania, mar Egeo, zone dell’Italia meridionale, – in particolare Sardegna – Nord Africa e coste franco-spagnole. Da sempre considerata culla della civiltà delle arti, fu il luogo in cui la democrazia vide la luce e permise lo sviluppo dei primi esperimenti in ambito sociale e politico. L’organizzazione basata sulle “poleis”, ossia unità politiche indipendenti, comportò un certo equilibrio, ma allo stesso tempo, anche una certa disomogeneità territoriale; di contro, a fare da collante fu la cultura, settore nel quale i greci diedero un contributo determinante: in particolare, la pratica matematica permise di raggiungere importanti obiettivi nel filone filosofico e scientifico.

Assolutamente emblematica, la storia greca ha lasciato dietro di sé anche testimonianze artistiche, che trovano nella scultura la loro manifestazione prediletta: andiamo a vedere, quindi, quali sono le 10 sculture greche più famose da conoscere assolutamente.

1. Nike di Samotracia

Scolpita in marmo pario e calcare intorno al 190a.C., la Nike di Samotracia è una delle sculture più note nel panorama greco antico e ad oggi il suo autore – indentificato in Pitocrito di Rodi – è ancora dubbio. Alta 245 cm, essa delinea una figura femminile priva di testa e munita di ali; sul suo corpo, proteso in avanti, indossa un chitone, ossia una tunica senza maniche tipica della zona ionica. Figlia del titano Pallante e della ninfa Stige, Nike era adorata dai greci come la personificazione dell’eccellenza nello sport e nella guerra: non a caso, “Nike” significa proprio “Vittoria” in greco. Attualmente, risiede presso il Louvre a Parigi ed è diventata una delle più iconiche opere scultoree classiche in circolazione.

2. La Venere di Milo

L’Afrodite di Milo di Alessandro di Antiochia – meglio conosciuta come Venere di Milo – è un’opera realizzata in marmo pario, ossia una pregiata varietà marmorea proveniente dall’isola greca di Paro. La Venere fu rinvenuta presso Milo dal contadino Yorgos Kentrotas, il quale la nascose dalle autorità turche; tuttavia, dopo alcune ricerche, venne sequestrata e successivamente acquistata dall’ufficiale francese Olivier Voutier. A seguito di svariati interventi di restauro, giunse presso la corte di Luigi XVIII e prese posto al Louvre, luogo in cui tutt’ora si trova. Sebbene sia stata creata intorno al 130 a.C. e dunque rientri nell’età ellenistica, l’opera presenta al suo interno altri diversi stili diversi legati al periodo classico.

3. Testa di cavallo di Selene

Per parlare di questo lavoro è necessario fare riferimento al Partenone, il tempio dedicato ad Atena, divinità protettrice della città di Atene: la Testa di cavallo di Selene, infatti, proviene dal frontone est dell’edificio sacro. L’autore dell’originale fu lo scultore ed architetto ateniese Fidia, attivo a partire dal 470 a.C. presso molti centri della Grecia; la scultura in questione risalirebbe al 438-432 a.C. e raffigura uno dei cavalli di Selene, dea della Luna. Osservando bene, è denotabile il senso di fatica attraverso la mascella cadente e le narici dilatate dell’animale, esausto dopo una lunga corsa. Il frammento marmoreo si trova presso il British Museum di Londra.

4. Efebo di Maratona

L’Efebo di Maratona Scultura è una scultura in bronzo risalente all’età classica (340-330 a.C.) ed è ancora oggi avvolta dal mistero: rinvenuta presso la baia di Maratona nel 1925, ad oggi vi sono ancora incertezze sul suo protagonista. Si è ipotizzato che si possa trattare di un vincitore di gara atletica leggera ai giochi olimpici; il nome “Efebo” richiama la sua corporatura snella e quasi adolescenziale, giacché tale personaggio indicava nel mondo classico un giovinetto dalle fattezze delicate e quasi femminee. In merito al suo autore, si sa ancora meno: lo stile aggraziato e morbido hanno fatto pensare alla scuola di Prassitele, uno dei capiscuola della scultura greca del IV secolo a.C.

5. L’Auriga di Delfi

Datata 474 a.C., il bronzeo Auriga di Delfi si caratterizza per una paternità non ben definita: alcuni lo riconducono a Sòtade di Tèspie, mentre altri lo associano all’attività di Pitagora di Reggio. Quel che è certo è che esso faceva parte di un insieme scultoreo più ampio, in quanto era inserito entro una quadriga, ossia un carro trainato da 4 cavalli. L’uomo indossa un chitone e tiene in mano le redini; lo sguardo, incorniciato da un viso regolare e da morbidi riccioli, è concentrato sulla possibile competizione in svolgimento. Nonostante sia mancante del braccio sinistro, il resto dell’auriga – recuperato durante gli scavi del santuario di Apollo a Delfi – si presenta in ottime condizioni.

6. Athena Lemnia

Detta “La Bella”, l’Athena Lemnia è un’altra opera di Fidia, realizzata nel V secolo a. C. e facente parte della decorazione scultorea dell’Acropoli ateniese; essa si ergeva su un piedistallo ed era considerata la statua più bella dell’artista. Sebbene ad oggi sia nota solo attraverso copie romane, è possibile dare una descrizione sommaria delle sue fattezze: i capelli della dea sono attraversati da una tenia, – fascia tipica dei vincitori ai giochi olimpici – mentre sul busto presenta l’egida, ossia la protezione tipica di Atena e richiamante lo scudo di Zeus; infine, il viso è leggermente rivolto verso sinistra e va a bilanciare il braccio destro disteso. I vari frammenti sono conservati in diversi ambienti espositivi, come per esempio la copia di una testa reperibile al Museo civico archeologico di Bologna.

7. Discobolo

Il Discobolo è un lavoro in bronzo del 455 a.C. dello scultore Mirone, uno dei maggiori rappresentanti dello stile severo, periodo di transizione tra il periodo arcaico maturo e il classicismo vero e proprio. Alta 160 cm, questa icona scultorea ha come soggetto un atleta in procinto di lanciare un disco; tutto il corpo è in tensione, con viso e busto chinati in avanti il movimento è pronto per essere sprigionato. Assieme ad una grande cura per l’anatomia del corpo – per esempio visibile nella muscolatura e nei tendini – è presente anche una certa armonia, in quanto le linee del fisico tendono a disegnare degli archi. L’originale in bronzo si è perso, ma sussistono varie copie romane in marmo.

8. Afrodite cnidia

Denominata “Cnidia” poiché fu acquistata proprio dagli abitanti di Cnido, l’Afrodite cnidia rappresenta il primo nudo femminile della storia greca. La statua – realizzata da Prassitele intorno al 360 a.C. – raffigura la dea che sta per fare un bagno e che, nonostante il corpo svestito, copre le parti intime quasi come se fosse stata sorpresa da qualcuno. Questo lato personale emerge in tutta la sua potenza, dipingendo Afrodite di seduzione e grazia: la lucentezza del marmo rende la pelle delicata e non volgare, restituendo un momento intimo che accomuna la divinità al resto degli uomini. Di fianco, sono presenti un vaso e una veste poggiata sopra, a loro volta ubicati sopra un basamento.

9. Kore col peplo

La Kore col peplo è una delle principali rappresentati delle Korai, gruppo statuario accomunato dalla stessa funzione votiva. Nella fattispecie, questo esemplare di autore sconosciuto – databile al 540-530 a.C. e conservato nel Museo dell’Acropoli ad Atene – emerse entro un terrapieno nel 1886, durante alcuni lavori di scavo; come altri modelli simili, anch’essa è di sesso femminile e presenta piedi uniti, braccio destro lungo il corpo, mentre quello sinistro rimane alzato come gesto di offerta. Lo stile scultoreo è semplice, forse per agevolare ancora di più lo scopo devozionale; inoltre, si pensa che fosse policroma e questo dettaglio è emerso da alcune parti del corpo, su cui restano evidenti tracce di rosso, nero e verde.

10. Doriforo

Considerata una delle sculture più note del panorama classico, il Doriforo – in greco “Il portatore di lancia” – di Policleto vide la luce nella metà del V secolo a.C. Come suggerito dal nome, il soggetto è un atleta che stringe nella mano una lancia; la posizione delle gambe sembra suggerire un suo lento avanzamento, mentre il suo volto è leggermente girato verso sinistra. Il Doriforo è un perfetto esempio di applicazione degli stilemi classici greci, basati sulla ricerca dell’armonia e della bellezza ideale. L’originale è andato perduto, ma grazie alle copie successive, esso è arrivato sino a noi; una di queste si trova presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Chiara Medinas

Nata a Cagliari nel 1994, Chiara è attualmente studentessa presso la magistrale di Scienze della Produzione multimediale all'Università di Cagliari. Dopo essersi laureata con il massimo dei voti alla triennale di Beni Culturali e Spettacolo, ha intrapreso la specialistica coltivando in contemporanea la sua passione per la scrittura. Tra luglio e settembre 2018 ha effettuato il Tirocinio Formativo Obbligatorio allo spazio museale EXMA di Cagliari, con funzione di addetta alla sala mostre e alle visite guidate. Nel 2019 ha svolto un'attività occasionale presso la Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, prestando servizio informativo presso l'InfoPoint culturale. Attualmente collabora con diverse realtà editoriali, attraverso cui riesce a coniugare la sua formazione artistico-culturale a quella inerente alle possibilità offerte dai nuovi media, ambito nel quale si sta formando.

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Chiara Medinas

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