Nel corso della storia il museo è sempre stato oggetto di sperimentazioni architettoniche, pur rimanendo pressoché invariato nel suo ruolo espositivo. A partire dalla seconda metà del secolo scorso invece, quando Frank Lloyd Wright realizza un museo di arte contemporanea per Solomon R. Guggenheim, inizia veramente a cambiare qualcosa: da tempio della cultura, il museo diventa luogo di vita sociale, più dinamico e focalizzato sull’intrattenimento e sull’esperienza del visitatore. Diventa ipermuseo, luogo dell’iperconsumo, il cui disinteresse per la funzionalità va a notevole vantaggio dell’architettura, aprendo la strada a una serie di strutture del tutto svincolate dalla tradizione museale. L’aspetto più nuovo, più carico di conseguenze, è la competizione che vediamo instaurarsi tra edificio e opere d’arte, tra contenitore e contenuto, dove il primo finisce per prevalere sul secondo marginalizzando la collezione. Ora sono i musei stessi le opere d’arte, vere e proprie sculture intorno cui girare, oggetti di design nei quali potersi muovere, realizzati rigorosamente da architetti di grido che sappiano rispecchiare le caratteristiche di spettacolarità richieste e attirare sempre più visitatori appassionati. A questo punto entrano in scena le archistar: grandi architetti, ma soprattutto grandi personalità pubbliche, il cui solo nome riesce ad attirare folle di visitatori da tutto il mondo. Così, tra enormi spirali di vetro avvitate su sé stesse, pareti di cemento che sembrano fluttuare nell’aria e deserti colonizzati, vediamo insieme come sono cambiati i luoghi dell’arte con i 15 musei più belli firmati dalle archistar più famose.
1. Solomon R. Guggenheim Museum, di Frank Lloyd Wright
Tutto cominciò quando il collezionista americano Solomon R. Guggenheim incaricò l’architetto Frank Lloyd Wright di realizzare un edificio per le sue opere di arte contemporanea. Immaginate se il marciapiede della Fifth Avenue si elevasse proseguendo il suo percorso intorno all’edificio: è questo che fa l’architetto, con un progetto moderno in una città altrettanto moderna, Manhattan. Nel 1959 viene inaugurato un museo che per la prima volta abbandona la forma del tempio greco che negli anni si era standardizzata, quella della National Gallery di Washington per intenderci, preferendone una più avvolgente, strutturata come una spirale. Il Solomon R. Guggenheim Museum dall’alto verso il basso accompagna il visitatore in un percorso unidirezionale, un corridoio obliquo in cui sono esposte le opere di Kandinskij, Picasso, Chagall, Mondrian ed altri protagonisti del Novecento artistico, ma che ora sono costretti a spartire l’attenzione dei visitatori con l’architettura dell’intero edificio.
2. Centre Pompidou, di Renzo Piano e Richard Rogers
Una svolta ancora più radicale avvenne a Parigi con l’istituzione nel 1977 del Centre Pompidou. Il centro è stato progettato da Renzo Piano e Richard Rogers, prendendo il nome dal presidente francese che ne promosse l’istituzione. George Pompidou voleva creare un centro e non un museo, distinguendosi dalle istituzioni tradizionali e andare oltre la conservazione, l’esposizione e gli usuali rapporti con il pubblico. Voleva ridare a Parigi quel primato di capitale dell’arte che negli ultimi anni aveva perso a favore di New York. Il nuovo centro vuole dunque mettere in comunicazione tutte le arti (pittura, scultura, cinema, fotografia, design), l’interno e l’esterno, il contenitore e il contenuto. Nel suo dissacrante aspetto di parallelepipedo vetrato, che ricorda a tratti un grande centro commerciale sostenuto da strutture in acciaio e attraversato in facciata dal nastro delle scale mobili, con tubature a vista sul retro, l’architettura di Renzo Piano e Richard Rogers si impone con prepotente novità nel tessuto urbano ed è ancora oggi uno dei musei d’arte contemporanea più importanti.
3. Museu de Arte Contemporanea, di Oscar Niemeyer
Alcuni anni dopo, l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer realizzò un altro museo dalla forma decisamente peculiare: quella di un cono ribaltato, che ad alcuni ricorda un enorme fiore acquatico, ad altri un disco voltante alieno. Si tratta del Museu de Arte Contemporânea (MAC) a Niterói, in Brasile, nato nel 1996 per ospitare la collezione di João Sattamini e che ben presto divenne un’icona nazionale. Si tratta di un edificio imponente, una scultura di circa 2500 metri quadri, che si staglia su un promontorio panoramico a picco sull’oceano. Niemeyer, all’epoca quasi novantenne, concepì un progetto decisamente poco convenzionale per integrare un edificio nel paesaggio. Così, seguendo la lezione del suo predecessore a New York, introdusse una lunga rampa curvilinea per collegare la strada con l’ingresso del museo e creò un percorso continuo, ininterrotto, tra l’interno e l’esterno.
4. Guggenheim Museum Blibao, di Frank O. Gehry
Nel 1997 la Fondazione Solomon R. Guggenheim decise di aprire una nuova sede a Bilbao, in occasione del progetto di riqualifica che la città basca stava portando avanti in quegli anni. Il museo in questo caso fu affidato all’archistar Frank O. Gehry, il quale scelse di celebrare l’antica natura portuale della città dando all’edificio le sembianze astratte di una nave in fase di attracco. Adagiato sulla riva del fiume Nerviòn, vicino al leggero ponte di Calatrava, il Guggenheim Museum Bilbao incanta con i suoi volumi sinuosi. La superficie, rivestita di sottili lastre di titanio, si offre alla mutevole luce del giorno e del tempo. Come un’immensa scultura dall’andamento ondulato, offrendo prospettive sempre diverse che, specchiandosi nell’acqua, raddoppiano la magia di questa creazione priva di precedenti. Oggi è considerato il vero simbolo di Bilbao e ha fruttato alla città il suo riconoscimento internazionale.
5. Tate Modern, di Herzog & De Meuron
Dalla riconversione della centrale elettrica di Bankside, nel 2000 viene istituito il museo di arte contemporanea più importante di Londra. Il progetto, curato dallo studio svizzero Herzog & de Meuron, riadattò la struttura della centrale mantenendone le caratteristiche peculiari. Oltre alla collezione permanente la Tate Modern ospita anche mostre temporanee sempre di grande successo, a testimonianza della forte capacità attrattiva che gli ipermusei hanno sul pubblico anche generalista. Successo che ha portato presto ad un necessario ampliamento nonostante gli spazi fossero già notevolmente ampi come quelli della Turbine Hall. Così, alle sue spalle emerse un nuovo edificio che aumentò di oltre 22.000 mq l’estensione del museo: la Switch House (inaugurata nel 2016), una piramide sghemba alta dieci piani e ricoperta dagli stessi mattoni rossi della struttura principale, con un volume sfaccettato e severo che non sembra affatto risalire ad un periodo diverso.
6. MAXXI, di Zaha Hadid
In Italia è raro trovare musei costruiti ex novo, è più comune adibire edifici antichi o abbandonati. Ciononostante anche il nostro paese ha voluto partecipare al gioco degli ipermusei e lo ha fatto brillantemente con il MAXXI (Museo nazionale delle Arti del XXI secolo) inaugurato a Roma nel 2010. L’edificio è il risultato dell’adattamento della precedente centrale di Montello, mantenendo la struttura originale ma contemporaneamente proiettandola al futuro con un’architettura dal respiro internazionale. Il progetto è stato curato da Zaha Hadid, allieva più brillante di Gehry e che proprio per questo lavoro vinse il prestigioso Stirling Prize, regalando alla capitale italiana un esempio perfetto del Decostruttivismo di cui si fa portavoce. Quello del MAXXI è stato uno dei primi progetti in cui sperimentò con superfici curve realizzate in calcestruzzo, un’evoluzione rispetto ai suoi primi lavori con forme visibilmente più rigide. Il risultato è un edificio che, sia all’interno che all’esterno, si basa sul movimento, sulle linee, su un dinamismo evidenziato oltre che dalle forme anche dai colori, neutrali e contrastanti.
7. Zentrum Paul Klee, di Renzo Piano
Renzo Piano è un architetto che non ha bisogno di presentazioni, la sua fama lo precede soprattutto in Italia dove ha curato il progetto del MUSE (Museo della Scienza) a Trento e quello dell’Auditorium Parco della Musica a Roma. Nella periferia della capitale svizzera, Berna, ha invece riunito in un unico edificio la più grande collezione di opere di Paul Klee, artista contemporaneo tra i più famosi ed attivi nel Novecento. Nel progettare l’edificio, il Zentrum Paul Klee, Renzo Piano ritenne che Klee, artista di ampio respiro, non potesse essere rinchiuso in un edificio convenzionale, così decise di lasciarsi ispirare dal territorio circostante (denominato Fruchtland come una delle opere dell’artista). Realizzò una grande scultura paesaggistica, una sorta di ponte tra architettura e natura, sembrando tre colline nel mezzo del verde fatte di vetro e acciaio.
8. Fondazione Louis Vuitton, di Frank O. Gehry
Le potenzialità dei nuovi musei non sono sfuggite al mondo della moda, che ormai da tempo ha fatto il suo ingresso nel territorio dell’arte contemporanea. Se in Italia è attiva la Fondazione Prada, per la quale però non è stato creato un nuovo museo ma ristrutturata una vecchia distilleria di Milano, diversamente a Parigi la Fondazione Louis Vuitton ha inaugurato nel 2014 al Bois de Boulogne la gigantesca nuvola vetrata progettata da Frank O. Gehry. Con tutte le curve, le onde e le spirali, l’archistar riesce a mantenere il suo stile inconfondibile, il suo linguaggio scultoreo ed organico, ma con una tale leggerezza che a volte sembra davvero una nuvola galleggiante nel Jardin d’Acclimatation. La costruzione richiama ancora una volta la forma di un veliero con 12 vele trasparenti realizzate con 3600 pannelli in vetro temperato, presentandosi come una vera e propria opera d’arte moderna a cielo aperto.
9. Len Lye Centre, di Andrew Patterson
Primo museo neozelandese dedicato all’arte contemporanea e al famoso artista Len Lye, operante nel campo della luce, della cinetica, del colore, nonché autore di grandi sperimentazioni e affascinato dall’architettura di grandi templi. Proprio da questi nasce l’idea del progetto portato avanti dallo studio Pattersons Associated, che nel 2015 ha inaugurato a New Plymouth (Nuova Zelanda) un edificio dal design basato proprio sulla la filosofia dell’artista: un’esperienza sensoriale della luce che fa del museo, di nuovo, un tempio per l’arte. Un tempio sì, ma senza pronao e colonne ioniche, avvolto invece da una facciata ricurva in acciaio inossidabile altamente riflettente, creando diverse rifrazioni luminose che coinvolgono lo spazio limitrofo. Ogni ora del giorno, ogni stagione dell’anno, il Len Lye Centre cambia e inonda di luce e riflessi tutto ciò che lo circonda.
10. Museo del Domani, di Santiago Calatrava
Sul molo di Mauá, nella regione portuale di Rio de Janeiro, sorge il Museo del Domani. Firmato dallo spagnolo Santiago Calatrava e inaugurato nel 2015 in vista dei Giochi Olimpici del 2016, rappresenta sicuramente il più importante progetto urbano della regione. Museo non solo d’arte ma anche di scienze, tratta tematiche del cambiamento climatico, del degrado ambientale e del collasso sociale. Lo stile di Calatrava è qui inconfondibile, con una struttura sviluppata orizzontalmente, una copertura a sbalzo che percorre tutta la banchina raggiungendo la lunghezza di 340 metri ed una facciata disegnata da una serie di ventagli mobili. Nonostante il nome, non c’è alcuna tecnologia in mostra perché il Museo del Domani si autodefinisce e vuole essere un museo di domande.
11. MMM Corones, di Zaha Hadid
Il Messner Mountain Museum Corones è una delle sei sedi dell’omonimo circuito museale (MMM), nato per ospitare la collezione artistica di Reinhold Messner, alpinista, scrittore e politico italiano. Tra gli ultimi progetti realizzati dall’archistar anglo-irachena Zaha Hadid, scomparsa un anno dopo l’inaugurazione nel 2015, il museo si trova ad un’altezza di 2.275 metri di altitudine a Plan de Corones. Ha uno sviluppo prevalentemente sotterraneo e articolato su tre livelli, attraverso i quali i visitatori si immergono nella roccia e scendono all’interno della montagna. Al centro una spazio espositivo dedicato a mostre artistiche che spaziano dal Rinascimento all’arte contemporanea, mentre altre tre gallerie si proiettano fuori dal terreno con grandi finestre, permettendo alla luce naturale di entrare nel museo e al visitatore di uscire per ammirare il panorama. Un luogo iconico e suggestivo, originale ed innovativo, come tutti i progetti di Zaha Hadid.
12. Louvre Abu Dhabi, di Jean Nouvel
Inaugurato nel 2017 sull’isola artificiale che fronteggia Abu Dhabi, il Louvre Abu Dhabi progettato da Jean Nouvel vuole andare anche oltre l’idea di ipermuseo. Sull’isola di Saadiyat vediamo per la prima volta sorgere una città-museo, un insieme di oltre cinquanta edifici ispirati alle medine arabe, collegati tra loro da una rete di corridoi e da un’enorme cupola luminosa che sembra fluttuare sull’acqua. Proprio la cupola è l’elemento più affascinante e caratteristico, poiché ispirandosi alle palme del deserto arabo filtra la luce solare e crea un effetto unico che lo stesso autore definisce orgogliosamente “pioggia di luce”. Ad oggi è il più grande museo nella penisola arabica e frutto di un accordo di 30 anni tra Francia ed Emirati per l’utilizzo del marchio del Louvre e di alcune opere del museo parigino. L’obiettivo degli Emirati Arabi Uniti è quello di creare un ponte culturale tra occidente ed oriente, raggiungendo un ruolo da leader nel mondo culturale e artistico, sdoganando l’immagine di un paese esportatore di petrolio e promuovere la propria cultura. Obiettivo che oggi sembra aver centrato in pieno.
13. National Museum of Qatar, di Jean Nouvel
Dopo aver firmato il Louvre Abu Dhabi, Jean Nouvel ha recentemente inaugurato il suo ultimo progetto: il National Museum of Qatar. Scopo dell’edificio è quello di celebrare la cultura, il patrimonio del Paese e della sua gente, incarnandone le tradizioni. Per realizzarlo ha scelto di esibire collezioni di manufatti archeologici e architettonici, oggetti domestici e da viaggio, tessuti e costumi, gioielli e arti decorative che offrono ai visitatori internazionali un interessante dialogo sulla modernizzazione del Qatar. Per l’architettura del museo, aperto al pubblico nel 2019, Nouvel ha preso ispirazione dalla formazione sedimentaria nota come “Rosa del Deserto”, molto comune nei territori desertici, componendo l’edificio con una serie di grandi cerchi ad incastro con la stessa colorazione giallo-ocra che la caratterizza.
14. Centro culturale Heydar Aliyev, di Zaha Hadid
Nome ricorrente in questo scritto quanto nella storia dell’architettura contemporanea, Zaha Hadid è sempre riuscita a creare qualcosa di unico che rispecchiasse le necessità del committente o del suo periodo storico. Quando l’Azerbaigian dichiarò la sua indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, decise infatti di investire ingenti somme di denaro nella modernizzazione delle infrastrutture della sua capitale. Nacque così il progetto del Centro Culturale Heydar Aliyev, inaugurato nel 2012 portando il nome dell’ex Presidente a cui è dedicato. In questo caso il progetto si è preoccupato di tradurre in architettura la rottura con il passato: abbandonato il rigido e spigoloso stile sovietico, il nuovo centro culturale si caratterizza per la sua morbidezza nel design, per l’assenza di angoli ed un’unica superficie continua che si integra perfettamente con l’adiacente piazza diventando parte integrante del paesaggio, in perfetto stile dell’archistar. Proprio grazie a questo progetto, Zaha Hadid è stata la prima architetta a ricevere il prestigioso Designs of the Year Award.
15. Museo delle civiltà d’Europa e del Mediterraneo (MuCEM), di Rudy Ricciotti
Nel 2013 a Marsiglia è stato inaugurato uno dei musei etnografici più grandi al mondo dedicato alle civiltà del Mediterraneo, dalla preistoria ad oggi. Sin dalla sua apertura è entrato nella Top 50 dei musei più visitati al mondo grazie alla particolarità del suo progetto, firmato dall’architetto francese Rudy Ricciotti e basato su un quadrato perfetto di 52 metri per lato rivestito con un altro quadrato, più grande e in cemento decorato. Similmente alla cupola del sopracitato Louvre Abu Dhabi che genera l’effetto a “pioggia di luce”, in questo caso il velo che riveste l’intero edificio marsigliese lo espone alla luce naturale e crea intricati giochi di luci e ombre, quasi come una proiezione del fondale marino, accidentato e irregolare. Proprio questa sua caratteristica lo ha resto così noto e apprezzato dai turisti di tutto il mondo. Punto di incontro tra antropologia, storia, archeologia, arte antica ma anche contemporanea, oggi il MuCEM è un vero e proprio centro di conoscenza e di scambio culturale, alimentato da mostre permanenti e temporanee, numerosi dibattiti, conferenze, spettacoli, documentari.