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    Home » Arte e cultura » Le 14 più famose opere d’arte di Maurizio Cattelan

    Le 14 più famose opere d’arte di Maurizio Cattelan

    Da Strategie all'installazione L.O.V.E., ecco le opere d'arte di Maurizio Cattelan più famose dell'artista contemporaneo tra i più noti.
    Ambra FarinelliDi Ambra FarinelliSettembre 21, 2021Aggiornato:Giugno 9, 2022
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    Maurizio Cattelan fotografato da Oliviero Toscani nel 2019
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    L’arte contemporanea non sempre è facile da apprezzare: utilizza codici comunicativi non immediati e generalmente predilige l’importanza delle idee alla bellezza della forma. Maurizio Cattelan è senz’altro uno degli artisti contemporanei più conosciuti (e più quotati) al mondo, e la sua produzione artistica genera da sempre scalpori e controversie tra addetti ai lavori e non. Dagli esordi verso la fine degli anni Ottanta, Cattelan non ha mai smesso di lanciare provocazioni, combinando la scultura alla performance e ad eventi di tipo happening. La sua poetica si serve di un linguaggio satirico, dissacrante e pop, attraverso il quale l’artista cerca di scaturire continue domande che in molti casi sono destinate a rimanere senza risposta.

    Al centro delle sue opere c’è spesso la volontà di criticare la società in cui viviamo, oppure quella di prendersi gioco del sistema dell’arte contemporanea, che lui stesso alimenta, grazie anche a un certo grado di autoironia. Tra chi lo ritiene geniale, chi sopravvalutato, chi un servo del marketing… certo è che ogni volta che Maurizio Cattelan mette alla luca una nuova opera, o performance, tutti si precipitano a discuterne, elaborando teorie e interpretazioni. Ve la ricordate la banana attaccata al muro col nastro adesivo all’Art Basel?

    Beh, oggi l’enfant terrible dell’arte contemporanea spegne 61 candeline, il che ci offre un’ottima occasione per ripercorrere alcune delle tappe più significative della sua prolifica carriera. Ecco quindi un elenco delle opere d’arte di Maurizio Cattelan più famose e iconiche in assoluto, partendo dai primi anni Novanta per arrivare fino ai lavori più recenti.

    1. Strategie (1990)

    Strategie di maurizio cattelan 1990

    Strategie è una delle prime opere di Maurizio Cattelan e consiste in un’installazione dalla forma di un castello di carte, dove al posto delle carte vi sono alcuni numeri della celebre rivista d’arte Flash Art. Il titolo, da un lato, è un riferimento alle “strategie” utilizzate all’interno del mercato dell’arte, dall’altro rappresenta una dichiarazione di intenti, rivelando la strategia che Cattelan stava mettendo in atto al tempo, allo scopo di autopromuoversi. L’artista infatti arriverà addirittura a far sostituire le copertine di circa un migliaio di numeri di Flash Art con una foto della propria opera. In effetti nel 1994 un’opera di Cattelan (Ninnananna) costituirà realmente la copertina di Flash Art, e a quella ne seguiranno altre undici nel corso degli anni.

    2. Lavorare è un brutto mestiere (1993)

    La sede espositiva della Biennale arte a Venezia

    Nel 1993 Cattelan viene invitato a esporre alla 45° edizione della Biennale di Venezia, nella sezione Aperto, dedicata ai talenti emergenti. Invece di esporre una sua opera originale, tuttavia, l’artista affitta lo spazio espositivo a un’agenzia di pubblicità, che lo utilizzerà per promuovere un profumo. Questa è una delle prime azioni provocatorie di Cattelan, che così facendo pare prendersi gioco anche di un’istituzione come la Biennale, una delle più importanti kermesse d’arte al mondo. Lavorare è un brutto mestiere scatenerà infatti un acceso dibattito all’interno della scena artistica italiana, come del resto l’intera produzione di Cattelan.

    3. Turisti (1997)

    Turisti, 1997, piccioni in tassidermia

    Ci troviamo ancora alla Biennale di Venezia, stavolta alla sua 47° edizione, curata da Germano Celant. L’installazione proposta da Cattelan consiste in 200 piccioni in tassidermia posti sulle travi del padiglione assieme ai loro escrementi disposti sul pavimento. L’opera è una forte critica alle condizioni in cui l’artista aveva trovato il padiglione una volta arrivato a Venezia: proprio così, abbandonato e popolato da piccioni. Il titolo, Turisti, potrebbe essere un riferimento al turismo di massa e alle sue conseguenze, che proprio nella città di Venezia costituisce da sempre una problematica centrale. L’impagliatura degli animali tornerà spesso nella produzione artistica di Cattelan, raccogliendo non poche critiche e atti di protesta, come quello organizzato dalle associazioni animaliste alla Biennale nel 2011, dove era stata proposta la stessa installazione, ma con 2000 piccioni.

    4. Charlie don’t surf (1997)

    Charlie don't surf, 1997

    Il titolo fa riferimento a una battuta del colonnello Kilgore nel film Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Nello slang NATO ci si riferiva con il termine Charlie (Victor Charlie = VC = Viet Cong) ai nemici vietnamiti durante la guerra in Vietnam. L’opera, oggi conservata al Castello di Rivoli, rappresenta un giovane studente mostrato di spalle, seduto al banco di scuola, dove le sue mani sono inchiodate con delle matite. Cattelan non ha mai fatto segreto del suo passato turbolento a scuola, che abbandona a 17 anni dato che non proviene da una famiglia abbiente e ha bisogno di lavorare (si diplomerà lo stesso grazie a dei corsi serali). Charlie don’t surf potrebbe quindi essere un riferimento autobiografico, e allo stesso tempo un’allusione, più in generale, alla limitazione delle libertà dei più giovani ad opera delle istituzioni scolastiche.

    5. Novecento (1997)

    Novecento, 1997, cavallo in tassidermia

    Dello stesso anno è quest’opera che consiste in un cavallo in tassidermia appeso al soffitto con il collo e le zampe che pendono verso il pavimento, alludendo a una condizione esistenziale di immobilità, dove si è privati di qualsiasi possibilità di azione. Probabilmente una riflessione sull’insicurezza e il fallimento, sentimenti che ognuno di noi ha provato almeno una volta nel corso della vita. Anch’esso conservato al Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli, Novecento fa di nuovo riferimento a un’opera cinematografica, in questo caso il celebre film di Bernardo Bertolucci del 1976.

    6. A perfect day (1999)

    Il gallerista Massimo De Carlo durante A perfect day, 1999

    Una delle azioni più celebri e dissacranti di Cattelan è A perfect day, dove il gallerista Massimo de Carlo è stato appeso al muro della propria galleria attraverso un ingente quantitativo di nastro adesivo, diventando così un’opera d’arte vivente. Non proprio un giorno perfetto per il gallerista, che alla fine della performance è stato portato al pronto soccorso poiché privo di sensi. Un altro tagliente attacco nei confronti del mercato dell’arte da parte di Maurizio Cattelan, che sembra suggerirci che tutto può diventare arte e acquisire valore, se esposto nella giusta galleria e sostenuto da una buona parte della critica di settore.

    7. La sesta Biennale dei Caraibi (1999)

    Palm Island nel Mar dei Caraibi

    Il mercato dell’arte viene sbeffeggiato da parte di Cattelan anche attraverso l’ideazione, assieme al curatore Jens Hoffmann, di una fittizia esposizione internazionale, la Sesta Biennale dei Caraibi. In realtà non vi era nessuna mostra e nessuna opera esposta: gli artisti invitati ci hanno guadagnato una vacanza ai Caraibi, mentre per i giornalisti di settore e i critici accorsi da ogni dove è stato un viaggio a vuoto. Il gesto di Cattelan probabilmente voleva essere anche una critica nei confronti del proliferare di sempre più biennali ed eventi d’arte in tutto il mondo.

    8. La nona ora

    Scultura di Papa Wojtyla colpito da un meteorite Nello stesso anno Cattelan realizza una delle sue opere più note e più discusse: La nona ora è una scultura in cera molto realistica, che ritrae papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite. Il titolo fa riferimento alle ore 15, che secondo le scritture corrispondono al momento della morte di Cristo sulla croce. Non c’è alcun intento blasfemo nell’opera, quanto piuttosto la volontà di ricordare che qualsiasi posizione di potere può essere messa in pericolo da logiche più grandi, anche quella del pontefice. La nona ora scatenerà moltissime polemiche e Cattelan la porterà anche in Polonia, dove però il parlamento polacco chiede le dimissioni della direttrice del museo che l’ha esposta. Nel 2001 verrà poi battuta all’asta da Christie’s per 886 mila dollari.

    9. Him (2001)

    Him, 2001, scultura Hitler

    Questa è forse l’opera più contestata tra quelle che abbiamo citato sinora e una delle più dibattute nella trentennale carriera di Maurizio Cattelan. Questo poiché Him ritrae Adolf Hitler, uno degli uomini più odiati nella storia dell’umanità, in ginocchio e in posizione di preghiera, come se stesse cercando la redenzione. Hitler è rappresentato con un’aria contrita, malinconica, pentita. Le comunità ebraiche di tutto il mondo hanno condannato duramente l’opera, mentre il Comune di Milano, a suo tempo, ne vietò la riproduzione sui manifesti della mostra dove essa era ospitata. Cattelan però ha sempre ribadito di non voler mancare di rispetto a nessuno con quest’opera, né offendere la memoria delle vittime del nazismo. Piuttosto lo spettatore è portato a riflettere sulla crudeltà umana e a porsi una domanda: un essere così crudele, sarebbe davvero in grado di pentirsi?

    10. Untitled (2004)

    Scultura bambini impiccati 2004

    Un’altra opera destinata allo scandalo è quella commissionata a Maurizio Cattelan dalla Fondazione Trussardi nel 2004, in occasione dell’anniversario della morte di Napoleone. Di un realismo perturbante, essa consiste in tre fantocci con le sembianze di bambini scalzi e con gli occhi spalancati, impiccati a una quercia di Piazza XXIV Maggio. L’opinione politica si scatena e si divide al riguardo: molti partiti suggeriscono all’amministrazione comunale di rimuovere l’opera poiché ritenuta macabra, veicolo di un messaggio negativo. Ci penserà poi un quarantatreenne dall’aspetto piuttosto trasandato a rimuovere i manichini dall’albero, procurandosi anche una caduta di alcuni metri. Maurizio Cattelan al riguardo aveva affermato che la realtà mostrata dalla tv era molto peggio da quella dell’opera. Insomma, un altro invito a interrogarsi sulla nostra società, dove talvolta è maggiore lo sdegno provato nei confronti di un’opera d’arte, in fin dei conti innocua, piuttosto che quello provato verso le reali ingiustizie perpetrate dall’umanità.

    11. L.O.V.E (2010)

    Il dito di Cattelan in Piazza Affari a Milano

    Se passate da Piazza Affari a Milano, non potrete fare a meno di notare L.O.V.E, il grande dito medio in marmo di Carrara posto di fronte a Palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa. Il titolo è l’acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità e la scultura alta circa 11 metri rappresenta in realtà il saluto romano, solo che quattro dita sono mozzate e resta visibile solo il dito medio. Cattelan è riuscito così a ridicolizzare il saluto autoritario diffuso durante il ventennio fascista, e allo stesso tempo L.O.V.E potrebbe essere una critica nei confronti del mondo della finanza. Anche quest’opera ha destato non poche polemiche, tanto che il critico d’arte Philippe Daverio propose di spostarla a Bologna. La scultura però è sempre rimasta al proprio posto, e si pensi che inizialmente era nata come un’installazione temporanea di due settimane.

    12. America (2016)

    America, 2016, wc dorato 18 carati

    America è una delle opere più iconiche della produzione più recente dell’artista, e consiste in un water composto da 103 kg d’oro 18 carati pensato per essere installato nei bagni del Guggenheim Museum di New York (dove i visitatori potevano utilizzarlo davvero!). Cattelan non ha mai dato spiegazioni sul reale significato dell’opera, ma potrebbe essere un invito ad interrogarsi sull’eccesso di ricchezza ostentato nelle società figlie del capitalismo, come gli Stati Uniti. Potrebbe inoltre omaggiare Fontana di Marchel Duchamp, il celebre orinatoio simbolo dell’arte ready-made.
    Al water dorato di Cattelan inoltre è legato un aneddoto che vede protagonista Donald Trump. Nel 2018 l’ex presidente USA aveva chiesto in prestito al Guggenheim di New York un dipinto di Van Gogh, Paesaggio con neve, ma il museo rispose che l’opera di Van Gogh non era disponibile e che gli avrebbero offerto volentieri il water di Cattelan.

    13. Comedian (2019)

    Banana appesa al muro di Cattelan

    Nel 2019 Maurizio Cattelan espone all’Art Basel di Miami, la fiera d’arte contemporanea più importante al mondo, Comedian: una banana attaccata al muro con del nastro adesivo, lo stesso che aveva utilizzato per l’azione che aveva visto protagonista il gallerista Massimo de Carlo. Ne parlano critici, giornalisti, intenditori, appassionati: tutti a chiedersi se quella banana potesse considerarsi davvero un’opera d’arte. Nel giro di pochissimi giorni i social network si riempiono di meme, e Comedian diventa già uno dei simboli più iconici della produzione di Cattelan, e più in generale dell’arte contemporanea. All’Art Basel un artista pensa bene di mangiarsela, non facendo altro che alimentare il dibattito che vi è nato attorno, mentre poco dopo viene venduta per 120 mila dollari. Insomma, Maurizio ha colpito di nuovo nel segno, prendendosi gioco di un mondo cui lui stesso appartiene.

    14. Blind (2021)

    Monolite e aereo, scultura Blind

    Concludiamo questa introduzione all’arte di Maurizio Cattelan con una sua recentissima opera famosa, che troverete in mostra al Pirelli Hangar Bicocca di Milano fino al 20 febbraio del 2022. La mostra, intitolata Breath, Ghosts, Blind, prende il nome proprio dalle tre opere che vi sono esposte, concepite specificatamente per i bellissimi spazi espositivi dell’hangar. Blind è una scultura dalle dimensioni monumentali (è alta 17 metri) di colore nero opaco che consiste in un monolite intersecato da un aereo. Le grandi dimensioni dell’opera innescano nello spettatore, che si trova a guardarla dal basso verso l’alto, un senso di sopraffazione e vulnerabilità. È inevitabile ricollegare la scena raffigurata all’attentato dell’11 settembre del 2001, che causò il crollo delle Torri Gemelle. Cattelan ne propone una sintesi, facendo diventare l’aereo tutt’uno con l’edificio, come a immortalare l’esatto momento di quello schianto che ha segnato per sempre l’immaginario collettivo del mondo intero. Blind rappresenta quindi una sorta di memoriale, e il titolo porta, ancora una volta, a una riflessione: chi è il “cieco” cui si riferisce Cattelan? Forse l’umanità tutta, che talvolta non vuole vedere certi aspetti della realtà?

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