L’estate è la stagione perfetta per gli amanti della lettura. Avere più tempo libero e poter stare all’aria aperta, godendo di tante ore di luce, stimola il desiderio di leggere, desiderio che va assecondato perché la compagnia di un bel libro riduce moltissimo lo stress e ci regala l’opportunità di rigenerarci.
Secondo la dottoressa Rosa Mininno psicologa e psicoterapeuta, esperta in biblioterapia (una tecnica integrata in psicoterapia):”il libro e la lettura sono potenti strumenti di crescita e cambiamento. La lettura è respiro, ossigeno per la mente. E l’estate è il momento giusto per riprendere un’abitudine che per vari motivi durante l’anno ci sembra difficile perseguire“.
Ecco allora i migliori libri da leggere sotto l’ombrellone, i nostri consigli durante la bella stagione.
1. Oh, William! – Elizabeth Strout
Oh William! può sicuramente essere letto come romanzo autonomo, ma è fondamentale sapere che la Strout ha fatto di Lucy Barton la protagonista di due precedenti lavori: Mi chiamo Lucy Barton e Tutto è possibile, pubblicati entrambi in Italia da Einaudi, rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Oh William! , dunque, si pone a conclusione di una trilogia incentrata su un personaggio letterario rappresentato in modo magistrale: Lucy Barton, una donna che non ha tutte le risposte in tasca, anzi fatica a trovarle, così come a comprendere se stessa. In Oh William!, la Strout prende per mano il lettore e gli offre il ritratto di un ex marito così come viene vissuto ed elaborato da una ex moglie, operazione niente affatto semplice. Al centro del romanzo c’è il ritorno alle radici, i sentimenti positivi e negativi che si provano per le persone con le quali si ha un’intimità profonda, il raggiungimento, durante la maturità, di una visione compassionevole degli altri esseri umani: su questo Lucy riflette, raccontandoci un’America sulla quale posa uno sguardo lucido e affettuoso.
2. Vergogna – J.M. Coetzee
“Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene.”
Forse, però, le cose non stanno proprio così, se una sera il protagonista di questo romanzo, David Lurie, insegnante alla Cape Town University, invita un’allieva a bere qualcosa, poi a mangiare un boccone, e infine a passare la notte con lui. Una notte che non resta isolata, che diventa una storia e che finisce con una denuncia per molestie sessuali.
Allontanato dall’università, David chiede ospitalità alla figlia Lucy in campagna, nella parte orientale della Provincia del Capo, dove la convivenza tra diverse etnie, diverse tradizioni, diversi Sudafrica è aspra come la terra che Lucy coltiva. Vergognaè una delle opere più famose del premio Nobel sudafricano. Vincitore del Booker Prize nel 1999, mette in scena le trasformazioni del Sudafrica post-apartheid raccontando – come ha scritto il «Sunday Times» – “una storia dura, scritta in una prosa di scarna, aspra bellezza, che conferma Coetzee come uno dei nostri migliori narratori di oggi“.
3. Verso il paradiso – Hanya Yanagihara
Ultimo libro dell’autrice del discussissimo Una vita come tante, Verso il paradiso non ha nulla a che vedere con l’intensità emotiva del suo predecessore, il che non è necessariamente un aspetto negativo. Coloro che sono rimasti segnati da Una vita come tante possono affrontare questa lettura con l’animo più leggero e la sicurezza di non uscirne devastati. Non si tratta, tuttavia, di una lettura semplice: il libro, diviso in tre parti, è impegnativo non solo per la mole (768 pagine) ma anche per la complessità dei temi trattati e per la particolarità dei personaggi e delle vicende che li caratterizzano. C’è chi lo ha definito un libro ambizioso; sicuramente lo è la terza parte, in cui l’autrice descrive un mondo distopico costantemente pervaso da ondate pandemiche e profondamente scosso dai cambiamenti climatici. Molto più coinvolgenti sono le prime due parti, in cui emerge la grande abilità della Yanagihara di dar vita a personaggi così intensi da sembrare reali.
4. L’Arminuta – Donatella Di Pietrantonio
“Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. Invidiavo le compagne di scuola del paese e persino Adriana, per la certezza delle loro madri.”
Vincitore del Premio Campiello 2017, L’Arminuta è un libro che non lascia indifferenti. Ambientato nell’Abruzzo degli anni Settanta, il romanzo è narrato in prima persona e racconta la storia di una bambina che viene restituita. Vissuta fino a 13 anni con quella che pensava fosse la sua famiglia, l’Arminuta viene improvvisamente catapultata in un’altra realtà, dalla città al paese, dall’agiatezza alla povertà o poco più. Orfana di due genitori viventi, spedita come un pacco, non conosce le ragioni di questo cambiamento così improvviso. Il romanzo è pervaso dal senso di colpa, atroce e ancestrale, che ogni abbandono porta con sé: quale terribile peccato abbiamo commesso per non meritare più l’affetto dei nostri cari? Un libro struggente che resta nel cuore.
5. Limonov – Emmanuel Carrère
Alla luce degli avvenimenti attuali, Limonov è davvero un libro imperdibile, a patto che si abbia uno stomaco forte. Scritto con grande maestria da Emmanuel Carrère, racconta la biografia romanzata di un uomo controverso e divisivo, ma certamente fuori dal comune: teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani e, infine, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventura: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente e irresistibile.
6. Cattedrale – Carver
Cattedrale è una raccolta di dodici racconti brevi, l’ultimo dei quali (Cattedrale, appunto) dà il titolo all’intera opera. Come scrive Francesco Piccolo nella prefazione dell’edizione Einaudi “il miracolo che compie Carver con il suo modo di scrivere racconti è che ciò che riesce a comunicare non tanto la letteratura, ma la vita così com’è“. C’è chi dice che nei racconti di Carver non accade nulla: è un’affermazione imprecisa ma non tanto lontana dalla realtà. In Cattedrale non troviamo momenti degni di essere raccontati perché Carver si sofferma intenzionalmente proprio sugli eventi trascurabili della vita, quelli che sono il preludio di ciò che sta per succedere o la conseguenza di ciò che è successo. I racconti di Carver assomigliano alla vita in quanto non propongono soluzioni, non hanno alcun compito se non quello di dirci le cose così come stanno. Lo stile è asciutto, immediato, eppure in alcuni punti lirico e poetico. Un libro davvero imperdibile.
7. Un incantevole aprile – Elizabeth Von Arnim
Un incantevole aprile è un romanzo leggero e delicato, ma non per questo banale. Il libro – pubblicato per la prima volta nel 1923 in lingua originale e nel 1928 in italiano, dal quale è stato tratto un film del 1992 diretto dal regista britannico Mike Newell – ha una sua modernità intrinseca che lo rende sempre di moda, sempre in auge, con valori che non sono mai percepiti come arcaici o non in linea col periodo in cui il lettore si trova. Pur avvicinandosi al genere dei romanzi rosa, non ha nulla di melenso e sdolcinato. Le descrizioni degli ambienti sono così vive da far immergere completamente il lettore nel paesaggio, per godere dei suoni e degli odori tipici di un aprile italiano. La storia, infatti, si svolge prevalentemente a San Salvatore in Liguria, dove quattro donne inglesi molto diverse tra loro decidono di trascorrere un mese di vacanza in una splendida villa immersa nel verde e affacciata sul mare. La prosa fluida e il lessico curato contribuiscono a renderne piacevole la lettura.
8. Stoner – John Williams
Capolavoro della letteratura americana, Stoner è un libro imperdibile. Pubblicato per la prima volta nel 1965, è stato per parecchio tempo uno dei grandi romanzi dimenticati della letteratura americana. John Williams racconta la vita di un uomo, Stoner appunto, che, nato in una famiglia di contadini poveri, finisce per scoprire dentro di sé una passione struggente per la letteratura, tanto da diventare professore. Ma Stoner è anche molto di più: è un romanzo sull’amicizia, sul matrimonio, sulla fatica. Sul duro, implacabile lavoro nelle fattorie, sull’impegno che richiede la vita matrimoniale, sulla difficoltà di allevare con paziente empatia una figlia all’interno di una famiglia avvelenata, e sul tentativo di avvicinare alle meraviglie della letteratura studenti universitari spesso insensibili. Stoner è soprattutto un romanzo sull’amore: sull’amore per la poesia, per la letteratura e anche sull’amore romantico. È un romanzo su cosa significhi essere umani.
9. La Famiglia Karnowski – Israel J. Singer
Israel J. Singer è un maestro dimenticato, rimasto per troppo tempo nel cono d’ombra del più celebre fratello minore Isaac B., Premio Nobel per la letteratura. La pubblicazione di questo libro ha, quindi, il sapore di un riscatto: finalmente, il lettore potrà immergersi nell’affresco familiare in cui si snoda, attraverso tre generazioni e tre paesi – Polonia, Germania e America – la saga dei Karnowski. La minacciosa ombra del nazismo percorre tutto il romanzo e si stende lunga sulle vite di tre generazioni, in un romanzo che disegna un toccante affresco della società ebrea in Germania tra l’inizio del secolo scorso e gli anni tra le due guerre mondiali.
10. Il rosmarino non capisce l’inverno – Matteo Bussola
Ultimo libro di Matteo Bussola, fresco di stampa, Il rosmarino non capisce l’inverno è un libro che si legge tutto d’un fiato, anche per la struttura narrativa che lo contraddistingue: ogni capitolo è dedicato ad un personaggio la cui storia si intreccia però con quella degli altri. Un libro popolato quasi esclusivamente da donne, rappresentate con una delicatezza e una cura incredibili. In ciascuna di esse ci si può riconoscere e ritrovare: c’è una donna sola che in tarda età scopre l’amore; una figlia che lotta per riuscire a perdonare sua madre; una ragazza che non vuole figli, perché non sopporterebbe il loro dolore; una vedova che scrive al marito; una sedicenne che si innamora della sua amica del cuore; un’anziana che confida alla badante un terribile segreto. Le eroine di questo libro non hanno nulla di eroico, sono persone comuni. Commettono errori, cadono e si rialzano, resistono, come il rosmarino quando sfida il gelo dell’inverno che tenta di abbatterlo e rinasce in primavera nonostante le cicatrici. Un romanzo in cui si intrecciano storie ordinarie ed eccezionali, che ci toccano, ci interrogano, ci commuovono.
11. L’amante – Abraham B. Yehoshua
Ambientato ad Haifa, Israele, durante la guerra del 1973, L’amante è uno dei romanzo più intensi di Yehoshua, scomparso purtroppo lo scorso 14 giugno. Pagina dopo pagina, i personaggi sembrano prendere vita e il lettore impara a conoscere Adam, agiato proprietario di una grande officina meccanica; ascolta le riflessioni della figlia Dafi, quindicenne insonne e ribelle; è messo al corrente dei sogni della moglie Asya, intellettuale precocemente ingrigita e degli stupori di Na’im, giovane operaio arabo; sorride per i vaneggiamenti della novantenne Vaduccia. E, infine, assiste al resoconto stupefatto di Gabriel, l’amante scomparso. Mondi lontani, a dispetto dell’amore; voci tanto vicine quanto diverse siglano l’impossibilità di conoscere veramente chi ci vive accanto.
12. Follia – Patrick McGrath
Inghilterra, 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano, uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera: la passione letale tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell’ospedale, ed Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malia talmente forte da risultare quasi incomprensibile, finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste. Scritto con un linguaggio scorrevole e lineare, Follia ci tiene letteralmente incollati alle sue pagine. Nel 2005, dal romanzo è stato tratto un film omonimo, con la regia di David Mackenzie.
13. Meridiano di sangue – Cormac McCarthy
A metà Ottocento, al confine tra Messico e Stati Uniti, una banda di killer professionisti annienta tutto quello che trova sul proprio cammino. Un ragazzo del Tennessee, fuggito di casa, si unisce a una banda di cacciatori di scalpi. La banda ha un regolare contratto per sterminare gli Apaches e lascia dietro di sé una scia di sangue che sembra apparire all’orizzonte come un tramonto infuocato. Cormac McCarthy racconta di un tempo che sembra appartenere all’infanzia del mondo, e di luoghi che conservano una sorta di letale purezza, quasi fossero angoli d’Eden precipitati nel fango a causa del peccato dell’uomo. La realtà narrata dallo scrittore americano, dalla sua prosa forte, aspra, che attanaglia le viscere, colma il cuore d’emozione e gli occhi di pianto, conserva un’anima primitiva, incorrotta, solenne e selvaggia, allo stesso tempo splendida e abietta.
14. Roderick Duddle – Michele Mari
Figlio di una prostituta, Roderick cresce tra furfanti e ubriaconi all’Oca Rossa, fumosa locanda con annesso bordello. Quando la madre muore, il proprietario pensa bene di cacciarlo: quello che entrambi ignorano è che, nel destino di Roderick, è nascosta un’immensa fortuna, e quel medaglione che porta al collo ne è la prova. Il ragazzino si ritrova alle calcagna una folla di balordi, mentecatti, loschi uomini di legge e amministratori, assassini e suore non proprio convenzionali, ognuno deciso a impadronirsi in un modo o nell’altro di una parte del bottino. E così Roderick fugge, per terra e per mare, in un crescendo di imprevisti, omicidi, equivoci e false piste. Mari si ispira moltissimo alle opere di Dickens, Stevenson e Twain, tanto che nel suo rocambolesco romanzo non si può far a meno di pensare, con piacere, ai personaggi che hanno popolato i classici letterari per ragazzi.
15- Dissipatio H.G. – Guido Morselli
Ultimo romanzo di Morselli, di pochi mesi precedente la sua tragica scomparsa, Dissipatio H.G (dove H.G. sta per Humani Generis) è anche il suo libro più personale e segreto. Il protagonista è un uomo lucidissimo, ironico, ipocondriaco, e soprattutto “fobantropo” che decide di togliersi la vita, annegando in uno strano laghetto in fondo a una caverna, in montagna. Ma all’ultimo momento cambia idea e torna indietro. Il genere umano, proprio in quel breve intervallo, è scomparso, volatilizzato. Per il resto, tutto è rimasto intatto. Così, paradossalmente, l’umanità è ora rappresentata da un singolo che era sul punto di abbandonarla. Nell’opera si intrecciano i motivi del catastrofismo e della sindrome del sopravvissuto, che si dibatte tra il senso di colpa per essere stato “prescelto”, il disprezzo per il genere umano dal quale voleva inizialmente allontanarsi tramite il suicidio e il progressivo sentimento di oppressione dovuto alla solitudine schiacciante e al silenzio assordante che lo circonda. Un libro profondo e struggente, eppure pervaso da una sottile ironia.