Venezia 78 scopre le sue carte. Dopo l’edizione dello scorso anno all’insegna di una “ripartenza” tanto agognata quanto disattesa dalla recrudescenza della pandemia, la 78esima Mostra d’Arte Internazionale Cinematografica si prepara a ripartire ancora una volta in presenza “senza indugi, ma con cautela”, come dichiara il direttore Alberto Barbera, che durante la presentazione del programma snocciola titoli davvero promettenti, almeno sulla carta.
“Alle nostre spalle premono per tornare a vedere la luce dei proiettori i film di due stagioni: quelli terminati poco prima o durante il confinamento della primavera 2020, e quelli che hanno trovato la forza e il coraggio per essere realizzati durante il secondo, inatteso (e assai più lungo) periodo di lockdown”, precisa. Tante le conferme, ma anche le scommesse affidate a giovani autori “provenienti da cinematografie relegate ai margini dell’universo produttivo” tradizionalmente inteso. Ecco allora una breve guida ai film più attesi di Venezia 78.
1. Freaks Out di Gabriele Mainetti
Si parte dalla presenza italiana questa volta “più consistente del solito” – oltre che “fotografia di un momento di grazia” -, con ben cinque film a contendersi il Leone d’Oro. A guidare il quintetto tricolore è l’attesissimo Freaks Out (in sala dal 28 ottobre) di Gabriele Mainetti, l’ambiziosa sfida con cui il regista del cult Lo chiamavano Jeeg Robot torna in sala provando a replicare il successo dell’esordio. Un’opera che lui stesso ha definito “un racconto d’avventura, un romanzo di formazione e una riflessione sulla diversità” ambientata nella Roma del 1943 con quattro personaggi “da circo”. Nel cast Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini e Giorgio Tirabassi.
2. America Latina di Fabio e Damiano D’Innocenzo
A fare compagnia alla brigata circense di Mainetti c’è America Latina dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che “con responsabilità e umiltà” si preparano a sbarcare in Laguna e a rimettersi “allo sguardo degli spettatori”. Massimo riserbo ancora sui dettagli di questo secondo film dei registi di Favolacce, che lasciano trapelare poco o nulla; dovremo accontentarci per il momento di qualche immagine che restituisce un Elio Germano protagonista assoluto e delle loro parole, che definiscono America Latina “una storia d’amore, e come tutte le storie d’amore quindi un thriller”. Il pubblico salvo cambiamenti potrà vederlo in sala da novembre.
3. Qui rido io di Mario Martone
Al Lido è ormai un habitué, presenza quasi fissa tra il 2010 con Noi credevamo e il 2019 con Il sindaco del rione Sanità. Mario Martone non fa eccezione neanche quest’anno, tornando a Venezia con un film su Eduardo Scarpetta, Qui rido io. La storia che il regista sceglie di raccontare si concentra su un momento particolare della vita del grande artista, quello in cui al culmine del successo decise di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia di Gabriele D’Annunzio. Un azzardo, che Scarpetta (a cui dà il volto Toni Servillo) pagò la sera stessa del debutto con il teatro in rivolta: la commedia fu infatti interrotta tra urla, fischi e improperi di quanti gridarono allo scandalo. Scarpetta fu denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio, dando il via così alla prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo furono logoranti, la sua carriera di commediografo sembrò andare in frantumi, salvo con un numero da grande attore riuscire a vincere anche quella partita. Una curiosità: sarà il giovane erede della famiglia Scarpetta, Eduardo Scarpetta (che abbiamo imparato a conoscere ne L’amica geniale e nel recente Carosello Carosone), a interpretare il bisnonno Vincenzo.
4. Il buco Michelangelo Frammartino
Il buco di Michelangelo Frammartino è “un diamante puro”, dice Barbera, in concorso c’è spazio anche per un outsider come lui, che torna al cinema undici anni dopo Le quattro volte. Il film racconta la missione durante la quale un gruppo di speleologi nell’agosto del ’61 scoprì sull’altopiano calabrese del Pollino una delle grotte più profonde del mondo, l’Abisso del Bifurto.
5. È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino
Foto di Gianni Fiorito
Sarà forse il film più personale e intimo del regista de La grande bellezza che torna al Lido venti anni dopo il suo esordio, L’uomo in più. È stata la mano di Dio (in concorso) riporta Paolo Sorrentino a girare nel capoluogo partenopeo, sua città natale, per raccontare la storia di un ragazzo, Fabietto, nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta, sullo sfondo la leggenda del calcio Diego Maradona e una tragedia inattesa. Il film, che vedremo su Netflix e in alcune sale selezionate, non fa mistero dei risvolti autobiografici, narra infatti la sua vita, come ha rivelato lui stesso su Instagram in un post: “Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo. Di questo parla E’ stata la mano di Dio. Senza trucchi, questa è la mia storia e, probabilmente, anche la vostra”. Toni Servilo interpreta il padre, Teresa Saponangelo la madre, il giovane Filippo Scotti è Fabietto.
6. Dune di Denis Villeneuve
A Venezia in questa edizione ricchissima tornano le presenze internazionali, in particolare quella americana. L’attesa per Dune di Denis Villeneuve (Fuori Concorso) è altissima, il film con tanto di cast all star (da Timothée Chalamet a Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Zendaya) verrà proiettato in Sala Grande il prossimo 3 settembre, quando finalmente il pubblico, a quasi due anni dall’annuncio, scoprirà come l’autore di Arrival e Blade Runner 2049 avrà adattato il celebre romanzo di Frank Herbert portato al cinema già nel 1984 da David Lynch.
La storia è quella di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, che per assicurare un futuro alla sua famiglia accetta di partire alla volta del pericoloso pianeta Arrakis, anche noto come Dune, da tutti desiderato perché unico luogo in cui si trova la sostanza più preziosa dell’universo: ‘la spezia’, una droga capace di allungare la vita e liberare tutte le potenzialità della mente umana. Gli toccherà lottare contro forze oscure che ne vorrebbero il possessivo esclusivo.
7. The Last Duel di Ridley Scott
Ci si aspettava di vederlo al Lido con House of Gucci (il film sulla vedova Gucci ancora in lavorazione), ma Ridley Scott arriverà alla Mostra con The Last Duel (fuori concorso), adattamento del romanzo storico The Last Duel: A True Story of Crime, Scandal, and Trial by Combat in Medieval France di Eric Jager. L’ultimo duello del titolo è quello tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, migliori amici fino a quando la moglie de Carrouges non accusò Le Gris di averla violentata. Tra gli interpreti Matt Damon, Ben Affleck, Jodie Comer e Adam Driver.
8. Ultima notte a Soho di Edgar Wright
A sorpresa fuori gara spunta l’inglese Edgar Wright con Ultima notte a Soho, “inattesa rivisitazione del lato oscuro della Swinging London degli anni ‘60”.
La protagonista è Eloise (Thomasin McKenzie), una ragazza appassionata di moda anni ‘60 e fan di una cantante simbolo dell’epoca, Sandy (Anya Taylor-Joy). Misteriosamente scopre il modo di viaggiare nel tempo e ritrovarsi nella Swinging London. Ma Londra negli anni 60′ non è sempre come appare…
9. The Card Counter di Paul Schrader
Lo sceneggiatore di Taxi Driver e American Gigolò mancava dal Lido dal 2017, l’anno del rigorosissimo e spietato First Reformed. Paul Schrader torna a Venezia per presentare questa volta The Card Counter, un film con Oscar Isaac nel ruolo di William Tell, un ex militare che vive nell’ombra come giocatore d’azzardo di piccolo cabotaggio e che condurrà Cirk (Tye Sheridan), una giovane in cerca di vendetta contro un nemico comune, nel circuito dei casinò.
10. Madres Paralelas di Pedro Almodovar
Toccherà invece al cinema sofisticato, provocatore e dal sapore melò di Pedro Almodovar (Leone d’Oro alla Carriera nel 2019) aprire il festival con l’attesissimo Madres Paralelas con Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde e Aitana Sánchez-Gijón. Trentatré anni dopo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, presentato proprio a Venezia, il regista madrileno si riprende la Laguna con una storia di solidarietà femminile e maternità.
11. Spencer di Pablo Larrain
È donna anche la protagonista di Spencer, il ritratto con cui Pablo Larraín racconta la principessa Diana (Kristen Stewart) in un momento preciso della sua vita, il Natale del 1991, quando durante le vacanze a Sandringham con la famiglia reale, decise di lasciare il principe Carlo. Larrain non è nuovo al biopic, ci aveva deliziato già nel 2016 sempre a Venezia con Jackie, il film su Jacqueline Kennedy interpretato da Natalie Portman. Chissà che non riesca a bissarne il successo che quattro anni fa lo portò prima a conquistare il Premio Osella per la migliore sceneggiatura e poi tre candidature agli Oscar.
12. The Lost Daughter di di Maggie Gyllenhaal
L’universo femminile è inoltre alla base dell’esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal, che alla Mostra porta The Lost Daughter, basato sul romanzo di Elena Ferrante, La figlia oscura, con Olivia Colman, Dakota Johnson e Peter Sarsgaard. La storia è quella Leda (Olivia Colman) che durante una vacanza al mare da sola, rimane incuriosita e affascinata da una giovane madre e dalla sua bambina. Turbata dal loro rapporto Leda si ritrova a essere sopraffatta dai suoi stessi ricordi, dal terrore e dalla confusione provati nelle prime fasi della maternità. Un gesto impulsivo sconvolge Leda e la proietta nel sinistro mondo della sua mente.