Fino all’estremo. Era questo il titolo della prima stesura di quello che sarebbe poi diventato Gli ultimi giorni di Pompeo, l’apice artistico e narrativo di Andrea Pazienza.
Nato nel 1956, fumettista, disegnatore, illustratore e pittore, Andrea Pazienza è stato indubbiamente il massimo esponente del fumetto italiano libero e indipendente.
A 24 anni dall’ultima mostra antologica del 1997 a lui dedicata nel capoluogo emiliano, il 7 maggio Palazzo Albergati di Bologna ha aperto le sue porte al genio creativo di Andrea Pazienza, che si trasferì a Bologna nel ’74 per iscriversi al DAMS e iniziare nel ’77 la sua carriera sulle pagine di “Alter Alter”.
L’esposizione presenta oltre 100 opere di Pazienza, tra disegni, dipinti e tavole originali di fumetto (tra cui quelle di Pentothal, Zanardi e Pompeo), messe a disposizione dagli archivi della famiglia dell’autore e delle persone a lui più vicine. Oltre a fornirci una testimonianza multiforme della produzione del grande artista, la mostra può essere considerata una finestra aperta su un periodo storico turbolento, quello della fine degli Anni Settanta, del quale Pazienza fu protagonista e spettatore. Questo aspetto è ribadito anche dalle foto storiche di Enrico Scuro, che sottolineano le continue interferenze tra arte e vita, tra bisogno di evasione e partecipazione ai tumulti di quel tempo.
A caratterizzare il percorso espositivo ci sono gli immancabili personaggi che hanno reso celebre il disegnatore: dalle storie del giovane Pentothal – lo studente sempre in bilico fra impegno politico e narcisismo – a quelle del cinico Zanardi – il biondo col naso aquilino figlio del vuoto esistenziale del nostro tempo. E poi ancora l’alter ego Pompeo e l’iconico presidente Pertini, “l’ultimo esemplare di una razza di uomini duri ma puri come bambini”.
Camminando nelle sale della mostra, si procede a ritroso nel tempo: si comincia quindi da Gli ultimi giorni di Pompeo, forse il capolavoro di Pazienza, il più struggente e autobiografico, specchio delle vicende più drammatiche dell’artista.
Questa capacità di Pazienza di creare personaggi/simbolo è ancora più evidente per quanto riguarda Zanardi. L’adolescente bolognese dai capelli biondi e dal naso aguzzo, sempre accompagnato nelle sue avventure dai compagni Colasanti e Petrilli, è un’antenna (come lo definiva Pazienza): perfido e intelligente, rispecchia la violenza della società in cui vive. Zanardi è cattivo, anzi è l’allegoria della cattiveria: come tale può muoversi tra le epoche, nella Bologna anni ’80, tra motorini e spacciatori. In mostra ci sono tavole da diverse storie realizzate da Pazienza nel corso degli anni.
Proseguendo il viaggio a ritroso proposto dalla mostra, torniamo al ’77 e all’esordio di Pazienza, quando il primo episodio de Le straordinarie avventure di Pentothal comparve su Alter Linus, in contemporanea con gli eventi del marzo bolognese. Sono solo 15 pagine, in realtà, ma quanto basta per ricostruire la Bologna studentesca, fatta di movimenti, assemblee, concerti, sbronze, storie d’amore. La politica è molto presente, anche se il 21enne Pazienza si dipinge come uno “tagliato fuori” dal movimento, schierato ma disimpegnato.
Verso fine del percorso espositivo c’è una parete di specchi, con la firma Paz e la sagoma nera di Zanardi che impugna un bastone chiodato. Come a ricordarci che i personaggi di Pazienza non sono altro che questo, uno specchio, neanche troppo deformato, della realtà in cui il loro autore si trovava a vivere. In mostra c’è anche una vignetta che Pazienza disegnò sulle pagine di un diario: “Quando sto bene disegno malesseri, quando sto male benesseri”, dice un Pazienza dal naso spropositato. “I miei biografi impazziranno”.
Luogo
Palazzo Albergati
Via Saragozza 28
Bologna
Orario apertura
Dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 20.00
Sabato, domenica e festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Fino al 26 settembre 2021