Senza ombra di dubbio LOL – Chi ride è fuori è il fenomeno mediatico del momento. Rielaborazione della classifica sfida a chi ride ultimo, ma tra dieci comici professionisti che devono restare seri senza accennare il minimo sorriso mentre tentano di far ridere gli altri. Nella prima edizione italiana del comedy show prodotto da Amazon Prime Video, Elio ha scelto proprio il sorriso più enigmatico della storia dell’arte per suscitare quello dei suoi avversari, presentandosi vestito da Gioconda con tanto di cornice. Che la gag sia o meno originale poco importa ai fini del gioco, alle situazioni comiche che si instaurano tra i partecipanti, considerando anche il fatto che la Gioconda è il dipinto più copiato, replicato e parodiato nella storia. Certo è che quando Lisa Gherardini prestò il suo volto a Leonardo da Vinci non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato oggetto di così tante rielaborazioni e meme virali. Ben prima di LOL la sua immagine è stata usata per provocare l’osservatore, una sua riflessione e sì, talvolta anche il riso. Lo testimoniano i più famosi artisti del Novecento che l’hanno reinventata a modo loro, così come le tante pubblicità che hanno proiettato la Monna Lisa in ogni angolo della cultura pop e non solo. Tra le innumerevoli versioni che ne sono scaturite, ecco quali sono le migliori rivisitazioni della Gioconda, ovvero la Gioconda vista dagli altri artisti.
1. La Gioconda di Leonardo da Vinci
Iniziamo dalle basi. Nel 1503 Leonardo da Vinci iniziò il ritratto di Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo (anche se si discute ancora molto sull’effettività del soggetto). Era a Firenze, ma nel 1516 la portò con sé in Francia dove venne legittimamente acquistata da re Francesco I ed entrò a far parte della collezione reale. Conservata dapprima nel castello di Fontainebleau, quando poi fu esposta nel Museo del Louvre la Monna Lisa divenne di fatto di dominio pubblico. All’epoca infatti il copyright non esisteva e chiunque poteva usarne l’immagine perché nessuno la possedeva veramente. Il dipinto venne quindi copiato, riprodotto, referenziato e parodiato tanto da diffonderne l’immagine ovunque. Gli allievi di Leonardo presero spunto per primi, come testimonia la famosa copia della Gioconda oggi conservata al Museo del Prado di Madrid, anonima ma attribuibile ad uno dei seguaci del maestro.
2. La Joconde fumant la pipe di Sapeck (Eugène Bataille)
La prima rielaborazione in senso moderno che abbiamo risale al 1883, quando l’artista e vignettista Eugène Bataille, allora noto come Sapeck, decise di aggiornare il ritratto della donna mettendole in bocca una pipa fumante. Insomma, nulla di diverso da quello che fanno oggi gli studenti svogliati sui libri di testo, senza l’intenzione di voler sfidare la tradizione accademica come faranno altri artisti successivamente. Si potrebbe pensare alla solita provocazione dada-surrealista, se non fosse che l’opera venne realizzata per l’esposizione di un altro gruppo artistico: gli Incoherents, un movimento che anticipò quello dada di circa trent’anni.
3. Composizione con la Gioconda di Kazimir Malevič
Dopo il suo celebre furto nel 1911 ad opera di Vincenzo Peruggia la diffusione dell’opera divenne talmente virale e inarrestabile che generò una catena di rielaborazioni davvero originali e particolari da parte di tantissimi artisti contemporanei. Nel 1914 il pioniere dell’astrazione geometrica, Kazimir Malevič, inserì l’immagine della Gioconda in una sua composizione. Per lui la pittura doveva essere priva di contenuto politico o sociale, ma rispondere solamente ad una necessità puramente estetica e tormentata solo da questioni formali (linea, forma e colore). Inserendola in una sua composizione l’artista eleva la Gioconda a simbolo dell’arte per come era conosciuta fino a quel momento, cancellandola poi con croci rosse su petto e volto. In questo modo è come se volesse dichiarare il suo abbandono del classicismo. Il pensiero è rimarcato dalla scritta “eclisse parziale” con la quale dimostra da un lato l’attaccamento alle radici e alla formazione artistica, dall’altro la necessità di stravolgere il soggetto cercando nuove vie per oltrepassarlo e distaccarsene. Da quel momento sarà pronto a superare i limiti del realismo pratico e fondare il movimento suprematista per il quale oggi lo conosciamo.
4. L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp
Nel 1919 l’artista francese Marcel Duchamp decise di prendere una cartolina della Gioconda e disegnarvi su un paio di baffi e un pizzetto. Nasce così L.H.O.O.Q., titolo apparentemente criptico, ma che in realtà è un gioco di parole in pieno stile dadaista: pronunciato in francese suona infatti come un’eccitazione sessuale. Simile concettualmente all’opera di Sapeck, ma non nelle intenzioni. Quella di Duchamp voleva essere una protesta, metafora di quella che riteneva una mercificazione delle arti, o forse semplice beffa nei confronti di un pubblico sempre più insensibile alla vera bellezza, venerando passivamente le opere d’arte esclusivamente sulla base della loro fama. Nel 1965 ribadì questa sua idea realizzando un’altra versione della Gioconda senza baffi ma con il solo pizzetto, intitolandola Rasée L.H.O.O.Q.
5. Mona Lisa with keys di Fernand Léger
Nel 1923 Fernand Léger scrisse:
«La guerra mi aveva gettato, soldato, nel pieno di un’atmosfera meccanica. E qui scoprii la bellezza del frammento. Intuii una realtà nuova nel particolare di una macchina, nell’oggetto comune. Cercai di scoprire il valore plastico di questi frammenti della nostra vita moderna. Li ritrovai sullo schermo nei primi piani di oggetti che mi colpirono e mi influenzarono».
Pochi anni dopo raccontò di come trovò quel frammento in un’immagine della Gioconda attaccata ad una finestra che aveva visto per strada. Decise di inserirla in una sua composizione, mettendola in contrasto con la macchinosità delle chiavi e di un temperino, oggetti di uso quotidiano circondati da figure geometriche e colori. Così facendo rese quello celebre della Monna Lisa un volto qualsiasi, uno come un altro. La bellezza senza tempo che si perde nella meccanicità dell’era moderna.
6. Autoritratto di Salvador Dalì
Nel 1954 Salvador Dalì, eccentrico in tutta la sua produzione e non solo, decise di realizzare un suo autoritratto. Ovviamente doveva mantenere fede al nome surrealista e, non potendo limitarsi ad un ritratto come un altro, decise di rappresentarsi come Gioconda. La sostituzione del proprio volto a quello della Monna Lisa non significa però che l’autore ne voglia prendere le vesti, o per lo meno non solo questo. Lo scambio delle identità avviene piuttosto fra le due opere nella loro interezza. Quello che vuole fare è infatti paragonare se stesso a Leonardo da Vinci: innanzitutto come autore di opere immortali, poi anche come ritrattista, facendo riferimento all’ipotesi che la Gioconda sia un autoritratto di Leonardo stesso (come è stato sostenuto in ambienti surrealisti sulla base di analisi di tipo psicanalitico).
7. La Gioconda di Fernando Botero
L’ossessione boteriana per le silhouette corpulente, sospese tra comicità e tenerezza, non ha risparmiato neanche la bella dama leonardesca. Nel 1978 Fernando Botero realizza una personalissima versione della Monna Lisa, ritraendola in sovrappeso come quella che l’anno precedente rappresentò ancora bambina (Monna Lisa Aged 12). A volerla fortemente sono stati i due curatori Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio, che hanno commissionato l’opera direttamente all’artista colombiano. Sebbene continui a dividere la critica tra sostenitori entusiasti e critici taglienti che ritengono le sue raffigurazioni caricature grottesche, oggi Botero è considerato una delle maggiori icone dell’arte contemporanea.
8. Mona Lisa di Andy Warhol
L’idea di “opera d’arte” cambia definitivamente negli anni della Pop Art. Il “pezzo unico” smette di avere valore a causa dell’utilizzo sempre più massiccio della tecnica della serigrafia, rendendo l’arte infinitamente riproducibile. In questo nuovo clima di mercato, le immagini più note e rappresentative della storia dell’arte vengono usate e stravolte, assumendo il ruolo di nuovi modelli. Andy Warhol, principale esponente della corrente artistica, vide in Monna Lisa una celebrità alla pari di Marilyn Monroe, capace di attirare l’attenzione mediatica su di sé ovunque andasse. A seguito del suo furto e ritrovamento, in tutto il mondo non si fece altro che parlare di lei e quando nel 1962 approdò a New York, canalizzò su di sé ogni interesse mediatico. Warhol decise quindi di realizzare un’opera in suo onore che venne esposta al MET (dove si trova ancora oggi) vicino all’originale rinascimentale.
9. La Gioconda di Jean-Michel Basquiat
Nella versione di Basquiat il volto della Gioconda, così come il resto del quadro, è travolto da pennellate di colori sgargianti, con tratti decisi e violenti. Uno dei molti esempi della sua arte istintiva che viene visceralmente dal corpo, dura e trasgressiva. Parte dall’Espressionismo astratto ma vuole andare oltre, riscrivendo l’immagine della donna con un linguaggio sì primitivo, ma allo stesso tempo adulto, conscio e ragionato. Un linguaggio in cui si intrecciano culture diverse e in cui riecheggiano le contraddizioni della cultura contemporanea: il legame con il passato, il bisogno di romperlo. Diventa così la faccia nera della Pop Art: se Andy Warhol ritrae una società consumistica con la sua fredda pittura fotografica e anonimi multipli che riproducono all’infinito la stessa realtà, Basquiat riversa nelle sue opere la crudeltà di quella stessa realtà che lo ha alienato, emarginato e discriminato. Urla la sua rabbia per l’indifferenza subita.
10. Banksy
Nel 2001 compare misteriosamente per le strade di Soho, ad ovest di Londra, una versione ancora più atipica della Gioconda: in un graffito la vediamo indossare una cuffia mentre impugna un lanciarazzi mantenendo il suo iconico sorriso, che in questo caso sembra un po’ più minaccioso. L’opera è di Banksy, famoso street-artist che ha realizzato anche altre versioni della Monna Lisa altrettanto note. La più celebre è quella dell’incursione fatta al Louvre nel 2004, quando si intrufolò nel museo travestito da pensionato e ripreso dalle telecamere mentre appendeva la sua personalissima versione della Gioconda accanto ai grandi capolavori di tutti i tempi. Nell’opera abusivamente esposta il sorriso della Monna Lisa raggiunge le sue massime conseguenze, dando al suo volto l’aspetto di un enorme smile giallo. Banksy entra così nell’istituzione museale, offrendo una variante ai percorsi più prevedibili e tradizionali.
11. Ferrarelle
Con la Pop Art la contaminazione tra arte e pubblicità aveva raggiunto un livello mai visto prima. Dopo la creazione di opere d’arte che sembravano dei cartelloni pubblicitari, il processo inverso era ormai inevitabile. La pubblicità iniziò presto a realizzare campagne di marketing con le opere d’arte più famose, soprattutto dopo che Warhol iniziò a privare del loro allure divino le figure rinascimentali. I grafici pubblicitari ruppero ogni indugio e fecero della Monna Lisa un testimonial perfetto per elettrodomestici, generi alimentari, grandi marche di abbigliamento, telefonini, compagnie aeree. Gli esiti a volte sono esplicitamente esilaranti, ma proprio per questo efficacissimi. Tra i primi e indimenticabili esempi c’è quello risalente al 1982 della pubblicità per la Ferrarelle.
12. Gioconda della Fondazione ANT
Così come le star del cinema e della televisione, anche la Gioconda si è prestata a campagne di sensibilizzazione. Nel 2013 la Fondazione ANT sceglie un’insolita Gioconda che, completamente calva come chi si sottopone alla chemioterapia, ci sorride dalla sua cornice: «Un tumore cambia la vita. Non il suo valore».
Un semplice dettaglio che sconvolge, come la malattia nelle vite di chi viene colpito, ma una volta superato il disagio iniziale ci si può rendere facilmente conto del fatto che quello resta, comunque, è il capolavoro di Leonardo. Allo stesso modo il valore della vita si mantiene inalterato indipendentemente dalle sfide che ci attendono.
13. La Gioconda di Jane Perkins
C’è una donna in Inghilterra che prende gli oggetti di tutti i giorni, li ripensa e riusa dando loro nuova vita. Lei è Jane Perkins, artista che ricrea famosi ritratti come quello della Ragazza con l’orecchino di perla o Frida Kahlo “bonificando la spazzatura”. Le sue opere sono incredibilmente complesse, soprattutto in virtù del fatto che nessun colore viene aggiunto ai materiali utilizzati. L’artista si prende tutto il tempo necessario a trovare i giusti materiali, colori, forme e dimensioni per ogni dettaglio. Tra bottoni, perline, elastici per capelli, vecchia bigiotteria ed action-figure, anche la Monna Lisa è tornata in vita con una nuova, incredibile veste ecologica.
14. Have a break, have a Kit Kat di Nestlé
Oltre a mostrarci i prodotti di hair-care preferiti dalla dama, come lo shampoo e il balsamo Pantene che ripara i capelli “danneggiati dal tempo”, le pubblicità hanno fatto spesso leva sul suo sorriso emblematico. Infatti, il mistero che attanaglia gli storici dell’arte da secoli è stato risolto niente poco di meno che dai pubblicitari della Nestlé, i quali ci hanno spiegato come il suo sorriso sia prodotto semplicemente dalla serotonina del cioccolato assunto dopo un break con Kit-Kat.
15. Olio, di Mina
Come la Gioconda di Leonardo, misteriosa e irraggiungibile, nel 1999 Mina si presentò al suo pubblico con un autoritratto ironico e sensuale. Un Olio su tela, capolavoro di un’incredibile carriera. Il fotomontaggio di Mauro Balletti sulla copertina del disco la ritrae nelle vesti della dama leonardesca, così come in Ti conosco mascherina sembrava ritratta da Picasso e in Caterpillar si lasciava disegnare, giunonica e felice, dal magico Botero. La versione CD inoltre vantava una particolare confezione con un puzzle che riproduceva la copertina, forse a voler rimarcare il mistero creato dall’affiancamento dell’immagine di Mina con quello della Monna Lisa.
16. Apocalypse 6, di Keith Haring
Era il 1988 quando Keith Haring iniziò una serie di opere titolata Apocalypse. La tavola numero 6, composta dalle solite linee brillanti e audaci tipiche dell’artista, nascondeva al suo interno l’immagine della Gioconda deturpata dai suoi particolarissimi disegni. Fulcro della composizione, la Monna Lisa produce una sorta di contrapposizione interna tra la perfezione visiva dell’arte di Leonardo da Vinci e la crudezza di quei segni gestuali di Haring, che qui la ritrae addossata ad una specie di croce e come un burattino, legato a dei fili mossi da una figura più grande che compare dietro di lei. Con quest’immagine l’artista voleva alludere ad un problema a lui caro: la manipolazione totalitaria e l’indifferenza del governo nei confronti dell’epidemia di HIV/AIDS nell’America degli anni ’80.
17. Mobile World Virus, di TvBoy
A proposito di apocalissi ed epidemie, se è vero che l’arte riflette il proprio tempo nel 2020 non poteva mancare una versione della Gioconda con guanti e mascherina. L’autore è TvBoy, artista di strada di origini italiane noto soprattutto per le sue controverse opere di stampo satirico, di cui ricordiamo per esempio il bacio tra i politici Matteo Salvini e Luigi Maio, oppure la Madonna con bambino dai volti di Chiara Ferragni ed del figlio Leone. Tra le strade di Barcellona, proprio ad inizio della pandemia, l’artista ha realizzato un’altra opera con il volto della Monna Lisa. Intervistato dal quotidiano spagnolo El Pais, ha raccontato di come ha voluto usare l’icona assoluta dell’Occidente per rappresentare la paura del contagio. Il virus a cui fa riferimento però non è solo quello del Covid, ma soprattutto quello della tecnologia che dilaga e ne rende l’uomo sempre più schiavo.
18. Elio e “le storie appese”
http://www.youtube.com/watch?v=DbNK5syIxbI
Negli ultimi anni la pubblicità ha giocato davvero molto l’immagine della Monna Lisa, soprattutto con la diffusione dei meme sui social network. In questo caso l’intento principale è quello di far ridere, come quello di Elio in LOL. La scelta del comico, cantante e front-man della band Elio e le storie tese (o “appese”, come suggeriscono nello show dopo averlo visto entrare con una cornice), si è basata essenzialmente sullo stesso ragionamento degli artisti di cui si è parlato precedentemente: se tutti la conoscono, tutti possono comprenderla e riderne. Il suo umorismo nell’accostamento dell’immagine immortale di una dama rinascimentale con quella di un uomo di mezza età che inizia a ballare il suo tip-tap ha sicuramente strappato un sorriso agli altri concorrenti e al pubblico da casa.
Tutte queste repliche e riproduzioni hanno contribuito a loro modo a rendere la Gioconda un capolavoro indiscusso, la cui grande fama è dovuta più che alle capacità pittoriche di Leonardo ad un tam-tam mediatico iniziato per un fatto di cronaca, continuato dalla “protesta” di Duchamp e cavalcato da meravigliose campagne marketing. Il risultato è che chiunque vada al Louvre oggi troverà una folla davanti il capolavoro di Leonardo, persone costrette a guardare a distanza questa piccola opera voltando indifferente le spalle all’immensa e meravigliosa tela di Veronese “Le nozze di Cana“.