Il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, da parte delle Brigate Rosse, negli anni ’70, hanno rappresentato una delle pagine più buie della storia della Repubblica Italiana, una vicenda che a distanza di anni continua a far discutere e sulla quale vi sono aspetti poco chiari. Il Presidente della Democrazia Cristiana fu rapito dai terroristi la mattina del 16 marzo 1978, a Roma, in via Mario Fani e, dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio dello stesso anno, il suo cadavere fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, in via Caetani. La morte di Moro arrivò al culmine di un periodo di forti tensioni politiche, e in una fase delicata per la politica italiana.
Negli anni, molti registi e attori straordinari hanno provato a incanalare sullo schermo la loro visione dei fatti, spesso con risultati straordinari. Parliamo soprattutto di Marco Bellocchio, che ha dedicato ben due opere al caso Moro, ma anche delle interpretazioni di Roberto Herlitzka, Fabrizio Gifuni, Gian Maria Volonté. Di seguito parliamo dei migliori film su Aldo Moro da vedere assolutamente, per farsi un’idea di quello che rappresentò la morte dello statista per l’Italia.
1. Buongiorno, notte (2003)
Buongiorno, notte di Marco Bellocchio è considerato uno dei film più belli sul caso Moro, nonostante non sia una ricostruzione fedele dei fatti.
Il film, che è ricordato anche per la bella fotografia di Pasquale Mari e per la colonna sonora (che conta anche brani dei Pink Floyd), è liberamente tratto dal libro Il prigioniero, scritto dalla brigatista Anna Laura Braghetti, e vede protagonisti Roberto Herlitzka nel ruolo di Aldo Moro e Maya Sansa di quelli di Chiara, una terrorista che si ritroverà a mettere in discussione le proprie idee. I due bravissimi protagonisti sono affiancati da un cast formato da Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia e Pier Giorgio Bellocchio.
In un’intervista, Roberto Herlitzka ha spiegato che inizialmente il suo ruolo era più piccolo, ed è stato ampliato in corso d’opera. A proposito del finale di Buongiorno, notte l’attore lo ha definito “il colpo d’ala di Bellocchio”, una scena toccante che ha amato interpretare. Nel film, in quello che è il sogno di Chiara, Aldo Moro esce dalla sua prigione, indossa il suo cappotto e torna libero. Lo vediamo incamminarsi nelle prime ore del mattino, in una strada di Roma, con un sorriso sereno. Subito dopo però, lo ritroviamo con gli occhi bendati, scortato dai brigatisti, mentre esce e va incontro ad una fine che si preannuncia tragica.
Vent’anni dopo Buongiorno, notte, Bellocchio tornerà ad affrontare il caso Moro con Esterno notte e un punto di vista differente sulla storia.
2. Esterno notte (2022)
Esterno notte, miniserie della durata di sei ore, uscita al cinema in due parti (e attesa in tv per l’autunno del 2022), segna il ritorno di Marco Bellocchio sulla vicenda ed è uno dei migliori film su Aldo Moro realizzati di recente.
Stavolta il racconto è più realistico, e come suggerisce il titolo, viene esplorato dando spazio ai personaggi esterni, ma comunque coinvolti in diversi modi, dalla moglie di Moro, Eleonora (Margherita Buy) a Papa Paolo VI (Toni Servillo) e Cossiga (Fausto Russo Alessi)
Fabrizio Gifuni è il protagonista di Esterno Notte e per il film si è letteralmente trasformato in Moro (anche lavorando sulla voce, oltre che sull’aspetto fisico). Nel corso della sua carriera, l’attore romano ha interpretato Aldo Moro anche a teatro, nello spettacolo Col vostro irridente silenzio e nel film Romanzo di una strage, di Marco Tullio Giordana.
Per quanto riguarda l’aderenza ai fatti realmente accaduti, Bellocchio ha spiegato: “Volevamo essere sicuri che tutto ciò che veniva raccontato nel film fosse accaduto davvero. Ovviamente, nella storia, ci sono sempre alcune zone d’ombra, e abbiamo dovuto affrontarle con un ragionevole uso della fantasia“.
3. Il caso Moro (1986)
Uscito otto anni dopo l’uccisione del presidente della DC, Il Caso Moro di Giuseppe Ferrara vede protagonista Gian Maria Volonté ed è un film che si attiene rigorosamente ai fatti realmente accaduti, con una ricostruzione lineare degli eventi, dal sequestro di Aldo Moro in via Fani fino al ritrovamento del corpo dell’onorevole, in una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani.
In occasione dell’uscita del film di Ferrara, a proposito del suo ruolo, Gian Maria Volonté ha dichiarato:
Ripensare, con la memoria e la documentazione, a quei 55 giorni che intercorrono tra Via Fani e la fine di Aldo Moro, suscita tante riflessioni. Una, tra le tante, quella di una grande solitudine che è progressiva e si conclude come si è conclusa. Qui si entra nel territorio interno della tragedia di un uomo. Una grande solitudine in un contesto politico, sociale, in quel momento totalmente disumanizzato, secondo me.
È doveroso ricordare che, dieci anni prima de Il caso Moro, nel ’76, Volonté aveva interpretato una versione satirica dell’onorevole nel film Todo Modo di Elio Petri. Durante la presentazione della pellicola dell’86, Volonté confrontò le due interpretazioni nel film di Ferrara e in quello di Petri.
Se devo rappresentare la maschera di Aldo Moro, nel film di Petri, tratto da un racconto di Sciascia uso degli strumenti. Se mi devo avvicinare alla tragedia di un uomo e il riferimento è la sceneggiatura di Armenia Balducci, Giuseppe Ferrara e Robert Katz, la nostra memoria, il procedimento tecnico è completamente diverso.
4. Todo Modo (1976)
Todo Modo di Elio Petri è l’unico film, in questa classifica, che non racconta il sequestro di Moro, ma in qualche modo ha anticipato la morte dell’onorevole. Il film, liberamente tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, racconta di un gruppo di uomini politici che, durante un’epidemia, si ritrovano in una sorta di albergo – eremo per un ritiro spirituale allo scopo di espiare i loro reati di corruzione. Il ritiro si rivela essere l’occasione per mettere in scena ulteriori giochi di potere.
In un cast formato da Marcello Mastroianni (qui nel ruolo di un prete corrotto, Don Gaetano), Mariangela Melato, Renato Salvatori, Ciccio Ingrassia, Michel Piccoli, Franco Citti spicca Gian Maria Volonté che interpreta M. il Presidente, una figura ricalcata su quella di Aldo Moro, che allora era capo del governo. A proposito di Volonté, Petri raccontò che l’attore era completamente preso dal suo ruolo, tagliente parodia di un politico democristiano, dalla facciata conciliante e benevola, ma assetato di potere come tutti: “Quando girammo Todo Modo, Volonté divenne evanescente, camminava come se fosse sulle nuvole, parlava a bassa voce, non ti guardava negli occhi, tutto preso com’era dal personaggio di Moro. “
Dopo il rapimento e l’omicidio di Moro, il film – che era stato già sottoposto a sequestro, all’uscita – scomparve dalla circolazione e la pellicola originale fu ritrovata bruciata, a Cinecittà.
5. Piazza delle Cinque Lune (2003)
Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli è il film più critico sul sequestro di Aldo Moro, perché offre una lettura alternativa delle circostanze che portarono al rapimento e all’omicidio del Presidente della Democrazia Cristiana.
Nel film Donald Sutherland è il Giudice Rosario Saracini, al quale viene recapitato un filmato in Super 8 con le immagini del rapimento di Moro, a via Fani, nel 1978. Saracini, insieme alla collega Fernanda Doni (Stefania Rocca) e al suo caposcorta (Giancarlo Giannini), scopre che nel filmato si nota la presenza di un uomo, sul luogo del sequestro, che si rivelerà essere un colonnello del SISMI, che faceva parte dell’operazione Gladio, promossa dalla CIA. La scoperta di questo dettaglio dà il via ad un’indagine ad altissimo rischio.
Renzo Martinelli, che nel corso della sua carriera ha diretto anche un film su Ustica, uno dei misteri irrisolti italiani più inquietanti, parlando di Piazza delle Cinque Lune in un’intervista del 2016, ha spiegato:
Nel film racconto che il terrorista Valerio Morucci mente su come andarono le cose in via Fani. Perché lui racconta che la Fiat 130 che trasportava Moro speronò ripetutamente la 128 e che il commando sparò da sinistra? Ho ricostruito la scena con i miei stunt, una 130 sposta senza problemi una 128 con il freno a mano tirato. Inoltre se avessero sparato da sinistra, il responsabile della sicurezza Oreste Leonardi che sedeva a fianco dell’autista, e che quindi era coperto, avrebbe avuto la possibilità di uscire e rispondere al fuoco, ma non l’ha fatto perché è stato ucciso da un killer sulla destra. È stata una vera e propria azione di guerra che i brigatisti non sarebbero mai stati capace di organizzare da soli, condotta con la tecnica del cancelletto: all’inizio e alla fine della via si impedisce il passaggio di altri mezzi per avere campo libero. In via Fani c’erano i brigatisti ma anche persone addestrate in tecniche di guerra. Che ci faceva alle 9 di mattina a via Fani un addestratore dei servizi? Non solo, Moro cambiava tragitto ogni giorno e lo comunicava alla Questura, evidentemente c’era una talpa. Il suo tentativo di portare i comunisti al governo non piaceva agli americani: in un’intervista a Giovanni Minoli, Steve Pieczenik, consulente del Dipartimento Usa in materia di terrorismo, all’epoca consulente del ministro dell’Interno Cossiga, ha dichiarato che Moro andava sacrificato per la salvezza dell’Italia.
Inoltre, il regista ha aggiunto che, dopo l’uscita del film, ha ricevuto delle intimidazioni: “Ho avuto paura, per due mesi ho ricevuto telefonate nel cuore della notte, c’è stata anche un’irruzione in casa. In quel periodo dormivo con la pistola sotto il cuscino, non credo sarebbe servita a molto ma mi tranquillizzava.”