Dal 17 al 28 maggio 2022 si svolgerà la 75° edizione del Festival di Cannes, uno dei maggiori eventi cinematografici d’autore del mondo, la cui coronazione avviene, come da tradizione, con la cerimonia di premiazione capitanata da una giuria di professionisti del settore che assegna la Palma d’Oro al miglior film del concorso. La prima edizione del festival francese si è tenuta nel lontano 1939 con la vittoria degli Stati Uniti per il film La via dei giganti di Cecil B. DeMille, l’ultima Palma è stata assegnata nel luglio 2021 al francese Titane di Julia Ducournau.
Ecco 11 film vincitori della Palma d’Oro al Festival di Cannes che, tra passato e presente, ci hanno particolarmente emozionato e fatto riflettere fino ad oggi.
1. Parasite (Bong Joon-ho, 2019)
Tra i trionfatori al festival di Cannes più popolari di sempre, il film prodotto, diretto e scritto da Bong Joon-ho è il perfetto mix di tutto ciò che rende grande un film d’autore: una sceneggiatura perfetta, una regia e un montaggio ad orologeria, grandi interpreti e una disamina acutissima e originale sullo squilibrio delle classi sociali nella Corea del Sud di oggi, da far impallidire qualunque cineasta odierno. Parasite è un capolavoro contemporaneo che si è poi aggiudicato anche 4 Oscar, tra cui miglior film, il primo non in lingua inglese a raggiungere questo traguardo.
2. La dolce vita (Federico Fellini, 1960)
Al suo debutto al festival e poi nelle sale italiane, La dolce vita ha generato uno scandalo senza precedenti per il modo in cui il regista romagnolo aveva deciso di dipingere i rutilanti anni della bella vita della classe alto borghese del Dopoguerra. Feroce, ironico, dissacrante, semplicemente rivoluzionario, La dolce vita di Federico Fellini è tutt’oggi considerato come uno dei picchi massimi raggiunti non solo dal cinema italiano, ma dalla Settima Arte di tutti i tempi. Un capolavoro senza tempo da vedere almeno una volta nella vita.
3. The Tree of Life (Terrence Malick, 2011)
Da molti considerato come il punto di non ritorno del cinema rivoluzionario di Terrence Malick, The Tree of Life è probabilmente il più lucido, lirico e commovente saggio cinematografico sulla caducità della vita degli esseri umani su questa Terra. Dal particolare (la vita di una famiglia Usa del Midwest solcata dalla morte improvvisa di un figlio) al generale (la nascita della Terra e della vita su di essa), The Tree of Life è un’esperienza totale più che cinematografica, un balsamo per gli occhi, per la mente e per il cuore che non può lasciare indifferenti.
4. Apocalypse Now (Francis Ford Coppola, 1979)
Vincitore della Palma d’oro ex aequo con Il tamburo di latta Volker Schlondorff, Apocalypse Now è considerato, da buona parte della critica cinematografica, come il war movie più importante mai realizzato; e, di sicuro, per il regista italo-americano, che già aveva ottenuto la Palma nel 1974 per un altro suo capolavoro (La conversazione), la sua realizzazione è stata di per sé epica ed estenuante. La storia dietro alla creazione del capolavoro cinematografico di Coppola è degna dei migliori film o dei migliori prodotti seriali, ciò che rimane alla fine è l’imponenza tematica e visuale di questo rivoluzionario e seminale adattamento del romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, così come l’indimenticabile Colonnello Kurtz di Marlon Brando: “L’orrore, l’orrore…”
5. Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976)
Forse il film più politico e polarizzante della carriera del regista americano di culto, tanto da regalare a Robert De Niro (che pure due anni prima aveva già vinto l’Oscar per Il Padrino – Parte II) uno dei suoi ruoli più iconici. Il suo Travis Bickle in Taxi Driver è stato e continua ad essere sulla bocca di tutti, in una delle scene più citate in assoluto della Storia del Cinema: “Stai parlando con me?”
6. Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994)
Tarantino si bea del successo di critica avuto due anni prima con Le iene e fa sue le lezioni del cinema di Scorsese, regalando al grande schermo uno dei capolavori massimi del cinema post-moderno degli anni 90: Pulp Fiction. Il cineasta statunitense utilizza tutti gli stilemi e le caratteristiche tipiche del cosiddetto “hyperlink movie” e realizza un ambizioso e provocatorio affresco tra crimine e ironia nella Los Angeles dei bassifondi. Una delle Palme d’Oro più controverse e discusse di sempre.
7. Il Gattopardo (Luchino Visconti, 1963)
Nel 1963 il regista italiano Luchino Visconti firma uno dei suoi capolavori visivi assoluti, Il Gattopardo. Con protagonista un cast internazionale impreziosito da Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale, l’ambizioso adattamento del romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi da Lampedusa racconta, con un linguaggio cinematografico solenne e lirico, i più grandi cambiamenti storici dell’Italia a cavallo tra l’impresa di Garibaldi e l’Unità territoriale voluta dal Regno dei Savoia. Un’ode cinematografica a tempi andati di grande fascino, ancora oggi.
8. Il terzo uomo (Carol Reed, 1949)
Capolavoro dietro la macchina da presa del regista britannico Carol Reed, qui alle prese con un noir in bianco e nero ambientato in una Vienna post Seconda Guerra Mondiale dai toni espressionisti. Una detective story appassionante e seducente, con un Orson Welles nei panni del misterioso ed affascinante Harry Lime in sublime stato di grazia. Nel cast, anche la nostrana Alida Valli, in uno dei finali più struggenti del cinema classico ancora “non a colori”.
9. Il nastro bianco (Michael Haneke, 2009)
Il regista austriaco vincerà la sua seconda Palma d’Oro tre anni dopo per lo struggente Amour, ma ne Il nastro bianco realizza un’ambiziosa e sinistra opera in abbacinante bianco e nero che racconta con dovizia di particolari e una scrittura impeccabile strani eventi che accadono tra i bambini di un villaggio rurale della Germania poco prima della Prima Guerra Mondiale. Sarà il preludio allegorico a quello che accadrà in territorio teutonico dopo la cessazione del conflitto e l’avvento del nazionalsocialismo. Imperdibile e riflessivo.
10. All That Jazz – Lo spettacolo comincia (Bob Fosse, 1979)
Punta di diamante e personale “8 e mezzo” per il regista americano Bob Fosse, che con All That Jazz – Lo spettacolo comincia racconta in chiave semi-autobiografica la vita dello stesso regista che, prima come autore di coreografie e regie teatrali a Broadway e poi come affermato autore di musical indimenticabili come Cabaret, passa di donna in donna, da una sbronza ad un’altra, dal fumo delle sigarette ad una nuova dipendenza, fino alla morte annunciata. Una vita sregolata e piena di passioni raccontata in un amarcord cinematografico vibrante, originale e particolarmente commovente.
11. Dancer in the Dark (Lars Von Trier, 2000)
E se prima parlavamo di musical, non potevamo non chiudere con uno dei più atipici del suo genere, qui realizzato in fase di regia e scrittura dal genio folle di Lars Von Trier. Protagonista di Dancer in the Dark è un’inedita Bjork nel suo unico ruolo cinematografico di rilievo che qui veste i panni di una cittadina dell’Est Europa che si trasferisce con il figlioletto alla ricerca di fortuna e di una cura per la malattia che la sta rendendo sempre più cieca. Un’opera musicale dolente e profondamente commovente, da molti considerata come il grande capolavoro inarrivabile del regista danese.