Che Jared Leto ami trasformare la propria immagine secondo l’umore non è certo un mistero. Riguardo all’aspetto fisico, la natura è stata generosa con l’attore e cantante, ma lui non se ne sta certo con le mani in mano. Basta dare un’occhiata ai suoi social per seguire l’evoluzione del look di Leto, che passa con nonchalance da caschetti nero pece e strati di eyeliner a capelli e barba lunghissimi in stile Gesù Cristo. Nel mezzo chiome blu, verdi, rosa, shatush e creste da mohicano. Per non parlare delle improbabili mise che l’attore ama sfoggiare sui red carpet come nel tempo libero. Anticoformismo, merito (colpa?) dell’amico Alessandro Michele, creativo di Gucci, di cui il divo è testimonial, o semplice cattivo gusto? Chi lo sa!
Negli anni, Jared Leto ha applicato la passione per il trasformismo al mestiere di attore. L’attore è noto per prediligere ruoli estremi che prevedono trasformazioni fisiche radicali, caratteristica che lo accomuna a star quali Johnny Depp e Christian Bale. I cambiamenti imposti al suo corpo gli hanno creato perfino qualche problema di salute, ma questo non gli ha impedito di continuare ad applicare il Metodo, immergendosi anima e corpo nei ruoli che gli vengono affidati. Dal 31 marzo Jared Leto sarà Michael Morbius nell’omonimo cinecomic, tornando a incarnare un antieroe dei fumetti DC dopo Joker. Capello lungo, volto pallido ed emaciato, corpo scheletrico, Michael Morbius è uno scienziato affetto da una grave malattia del sangue che lo consuma finché una cura sperimentale non lo trasforma in una sorta di vampiro succhiasangue. Il tutto, ovviamente, comporta una metamorfosi a base di zanne, artigli, occhi gialli e lineamenti deformi. Per celebrare l’uscita di Morbius, diamo uno sguardo alle 5 (+1) migliori trasformazioni fisiche di Jared Leto al cinema.
1. Dallas Buyers Club
La dedizione assoluta di Jared Leto ai suoi personaggi è palese in Dallas Buyers Club. Il ruolo di Rayon, transessuale tossicodipendente e spieropositiva che aiuta Matthew Mcconaughey a procurarsi i farmaci illegali per curare l’AIDS, gli ha fruttato un Oscar come miglior attore non protagonista. Basta la scena in cui Rayon fa la sua comparsa in ospedale per rendersi conto dell’incredibile metamorfosi compiuta da Leto, che ha fatto un lavoro meticoloso su voce e movenze per essere credibile come donna transessuale. Il pallore del volto su cui spicca il trucco marcato, le labbra rosse come lo smalto delle unghie, le sopracciglia invisibili e gli abiti femminili vanno di pari passo con l’interiorizzazione del sentirsi donna per il suo personaggio. Oltre a perdere 15 chili in fretta e furia, visto che mancavano solo tre settimane all’inizio delle riprese, Jared Leto ha confessato di essersi sottoposto a depilazione completa per arrivare a capire cosa provi una donna e a quali “torture” debba sottoporsi per perseguire un canone estetico.
2. Suicide Squad
Le critiche mosse a Suicide Squad sono tutte meritate, ma senza dubbio il lavoro fatto da Jared Leto per calarsi nei panni di Joker è degno di nota. L’attore si è trovato a fare i conti con la pesante eredità dei suoi predecessori, l’icona Jack Nicholson nei Batman di Tim Burton e Heath Ledger che, per il ruolo del villain DC, ha ricevuto un Oscar postumo per Il cavaliere oscuro. Intelligentemente, Jared Leto ha cercato una via personale per incarnare la folle creatura puntando sul sadismo insito nel personaggio, che si manifesta nel suo rapporto con Harley Quinn, e sul suo temperamento violento. Per quanto riguarda l’aspetto, Jared Leto ha modernizzato la figura del Joker mantenendone inalterati alcuni tratti salienti, come i capelli verdi e il ghigno inquietante, a cui però ha aggiunto un fisico tirato e muscoloso, denti incapsulati nel ferro e una miriade di tatuaggi che ricoprono volto e corpo. Durante la lavorazione di Suicide Squad, l’attore avrebbe estremizzato il Metodo evitando di uscire dal personaggio e sarebbe arrivato a inviare doni raccapriccianti (tra cui topi vivi e preservativi usati) ai colleghi. Un lavoro monumentale di cui, nella versione del cinecomic arrivata in sala devastata – pare – dall’intervento degli executive Warner, resta ben poco.
3. Blade Runner 2049
Rispetto alle trasformazioni fisiche radicali di altri ruoli, il personaggio di Niander Wallace, scienziato esperto di high tech e CEO della Wallace Corporation, azienda che produce Replicanti di nuova generazione ubbidienti e affidabili, non è molto diverso dal look abituale di Jared Leto tranne che per un dettaglio. Wallace è cieco. Freddo, lucido e distaccato, Niander Wallace è il vero villain di Blade Runner 2049, sequel del cult di Ridley Scott diretto da Denis Villeneuve. Spietato uomo d’affari, Niander veste sempre in abiti scuri e sobri, da vero dirigente d’azienda. A Leto non è costata troppa fatica calarsi nel ruolo, ma per risultare credibile come cieco ha indossato lenti a contatto opache create apposta per lui, privandosi della vista per tutta la durata delle riprese. Memorabile fin dal provino, la performance di Jared Leto ha impressionato Denis Villeneuve che ha descritto il suo ingresso, scortato da un assistente che gli indicava la strada, “come vedere Gesù che entrava nel tempio”.
4. Chapter 27
Film biografico indie passato quasi inosservato nei circuiti importanti, Chapter 27 è quasi costato la salute a Jared Leto. Per calarsi nei panni dell’assassino di John Lennon, Mark David Chapman, l’attore ha messo su oltre 30 chili ingurgitando pizza, pasta e gelati mescolati con olio di oliva e salsa di soia e finendo per essere costretto a spostarsi con una sedia a rotelle sul set, visto che non riusciva più a camminare per via della gotta. Un lavoro estremo, e dannoso, che però è servito a Leto a entrare nella psiche disturbata di Chapman. “Quando sei un attore di fronte a un ruolo come questo non interpreti un mostro. Cerchi di comprendere l’essere umano” ha dichiarato Jared Leto, che ha anche lavorato a lungo sul tono di voce sussurato di Chapman (“Parla a malapena al di sopra di un sussurro e tutto è come soffocato nella gola”) e sul suo accento del sud, ascoltando per ore interviste e audio nastri forniti da un’anziana bibliotecaria della città natale dell’assassino, Decatour, in Georgia.
5. House of Gucci
I toni grotteschi adottati da Ridley Scott nel suo biopic dedicato alla famiglia Gucci raggiungono l’apice nel personaggio di Paolo Gucci, interpretato da Jared Leto. Nei fatti Paolo Gucci, figlio di Aldo, entrò in contrasto col padre per motivi aziendali e contribuì alla sua estromissione dall’azienda di famiglia ad opera del cugino Maurizio Gucci come una sorta di vendetta. Nel film, però, Jared Leto fornisce un’interpretazione assolutamente surreale del creativo di moda che viene rappresentato come una specie di giullare giovale e bonario, ma completamente incapace e anche un po’ stupidotto. Non stupisce che la famiglia Gucci si sia offesa alla visione del film. Memore della lezione di Chapter 27, stavolta Jared Leto ha conservato il suo peso forma e per calarsi nei panni di Paolo Gucci ha sfruttato le potenzialità del trucco prostetico sfoggiando imbottiture sotto i completi di velluto rosa o celesti, alterando i suoi bei lineamenti e usando una calotta per simulare il cranio pelato di Gucci. Ciliegina sulla torta, un improbabilissimo accento italiano che ha sollevato critiche e sfottò, ma di cui Jared Leto continua ad andare piuttosto fiero tanto da dichiarare: “Arrivato a metà delle riprese, sniffavo strisce di sugo all’arrabbiata. Avevo olio di oliva al posto del sangue. Così mi sono immerso in questo mondo”.
Bonus: Fight Club
Piccoli ruoli in grandi film. Forse non tutti ricordano la presenza di un Jared Leto in versione albina nel cult di David Fincher Fight Club. Il personaggio di Leto, Angel Face, viene massacrato di botte da Edward Norton in una sequenza iperviolenta. Leto ricorda che Brad Pitt è stato in parte responsabile del suo look biondissimo, sopracciglia comprese: “Ricordo di essermi schiarito capelli e sopracciglia. Dopo avermi visto, il commento di Brad Pitt è stato ‘Billy Idol! Più biondo!’ e quindi sono diventato praticamente bianco”. Angel Face di nome, ma non (più) di fatto visto che alla fine del trattamento Fight Club del bel faccino di Jared Leto resta un ammasso di carne tumefatto e sanguinolento. Ma tanto basta per entrare nella storia del cinema con un film che ha fatto epoca.