Se dici Pino Daniele, dici Musica con la M maiuscola. Quanti ricordi sono legati alle sue canzoni, quanti momenti con quei sottofondi che sono rimasti impressi nella mente di tutti.
Quanto ancora abbiamo da scoprire di un artista che ci ha lasciato troppo presto ma di cui ci resta un’eredità massiccia e profonda, che colpisce e scalda l’anima con dolci note o toni potenti. Note che scavando in profondità, dove le onde del nostro mare si muovono e si nascondono. La musica ha questo potere straordinario di mantenere in una teca le emozioni, a volte basta riascoltare una melodia per tornare ai momenti felici. Ma qualche volta si usa la musica anche per sottolineare un momento doloroso, perché in essa si cerca sempre di trovare il proprio stato d’animo.
La musica allora diventa un’amica fidata a cui rivolgerci quando siamo felici o tristi. Un’amica cara in cui riversare con generosità le proprie emozioni.
E allora come resistere al canto di Pino Daniele, i suoi brani sono nella storia e accompagnano ancora le vite di molte persone: ecco quindi le migliori canzoni di Pino Daniele.
1. ‘Na tazzulella ‘e cafè
Tratta dall’album Terra mia (1977), il primo di Pino Daniele, questa canzone ha un bel groove allegro che si contrappone però alle parole contenute nel testo. Sottolinea infatti il vizio dei potenti di lasciare nell’ignoranza il popolo, concedendogli appunto solo una consolazione: ovvero una tazzina di caffè.
“O’sanno tutte quante e invece e ce aiuta, c’abboffano e cafè”, canta Pino Daniele. Questa canzone nasconde un significato profondo legato alla sua Napoli e rappresenta una denuncia del sistema di potere che nasconde a tutti le ingiustizie. Una lezione ancora tristemente attuale.
2. Je so’ pazzo
Il brano, assai famoso ancora oggi, riscosse immediata popolarità e con esso iniziò a farsi strada un nuovo genere musicale che Pino Daniele definiva Taramblù, cioè un mix fra tarantella, blues e rumba. Je so’ pazzo fu pubblicata nel 1979 come lato B del 45 giri di Putesse essere allero.
Dall’ultimo discorso di Masaniello, Pino Daniele avrebbe preso spunto per dipingere la figura del protagonista del brano: un pazzo che protesta senza la necessità di essere politicamente corretto e che può permettersi di gridare anche: “Nun ce scassate ‘o cazzo”.
3. Quando
Pubblicata nell’album Sotto ‘o sole del 1991, questa canzone è nella colonna sonora del film Pensavo fosse amore… invece era un calesse, diretto e interpretato da Massimo Troisi. All’inizio della stesura del testo, il brano riportava i versi “e vivrò, sì vivrò,/ tutto il giorno per vederti ballare“, poi sostituiti, su suggerimento di Troisi, con “e vivrò, sì vivrò/ tutto il giorno per vederti andar via“.
4. Putesse essere allero
Il ritornello del brano dice “E dimme quacchecosa nun me lassà’ accussì” e può far pensare a un’insoddisfazione, alla ricerca di qualcos’altro, di una nuova vita magari. Eppure all’astratta aspirazione per un altrove non chiaro viene contrapposta la concretezza delle piccole cose (“cu’ ddoje parole ‘mmocca e tanta semplicità putesse essere allero“).
Il piacere di riscoprire gli affetti familiari, “putesse essere allero cu mia figlia mbraccio che me tocca ‘a faccia e nun me’ fa guardà“, genera emozioni contrastanti e la consapevolezza del tempo che passa lascia nell’aria il profumo delle occasioni conviviali immaginate, mai vissute.
Questo continuo oscillare tra possibilità e tristezze trova un momento di equilibrio nel testo, ciò che può dare un senso all’esistenza è quindi un po’ di autenticità, di condivisione e di calore umano: “putesse essere allero cu na parola sola ca me desse calore senza me fà’ sunnà“.
5. Anima
Anima
In questa vita c’è bisogno di più anima
Per sopportare quello che c’è intorno l’anima
Che io ho lasciato fra le tue mani
Per non avere tutti i giorni uguali
Canta così Pino Daniele, evidenziando quanto nella vita ci sia bisogno di una componente imprescindibile: quel qualcosa che abbiamo dentro, che detta i nostri valori, che guida le nostre scelte, che dà senso alle nostre vite e ci aiuta a comunicare con gli altri e con noi stessi. Anche voi pensate che ci sia bisogno di più anima nella vita e, quindi, nella società?
6. Anna verrà
Il brano fu pubblicato nell’album Mascalzone latino del 1989 ed è dedicato all’attrice romana Anna Magnani, scomparsa nel 1973. Il testo descrive un mondo fatato che viene raffigurato da un mare capace di emozionare: ed è proprio alla Magnani che il cantautore chiede se quel momento è davvero così lontano oppure arriverà. “Anna verrà” è anche l’auspicio di un ritorno della pace e della fine di ogni guerra. Sarà, infatti, un giorno pieno di sole quello che tornerà a brillare. Saremo tutti di nuovo pronti ad emozionarci davanti al mare e a non essere più soli?
7. Napule è
Incantevole e leggiadro, questo è il pezzo che Pino Daniele dedica alle sue origini: Napoli. Napoli è una carta sporca di cui non importa a nessuno, dice nella canzone. Ma è anche mille colori, mille paure, è nella voce dei bambini, è un sole amaro. Pino Daniele non avrebbe potuto scrivere una dedica più bella di questa alla sua città, un brano in cui si percepisce tutto l’affetto che il cantautore ha per i suoi luoghi ma anche l’amarezza dovuta al fatto che quegli stessi luoghi sono spesso maltrattati e abbandonati a loro stessi.
L’album da cui è tratto il brano è Terra mia.
8. Allora sì
Pubblicata nell’album Che Dio ti benedica del 1993, la canzone è un inno all’amore e alla vita.
Vale la pena crescere e capire, vale la pena credere ancora all’amore e farsi portare un po’ di più.
Lo ribadisce nel ritornello Pino Daniele: il concetto è che se non si vive appieno, questa vita è tutta suggestione.
9. Che male c’è
Nel 1997 Pino Daniele pubblica l’album Dimmi cosa succede sulla terra.
“Che c’è di male se la mia vita ti appartiene ed è normale?” si chiede il cantautore partenopeo in questo pezzo. Ancora una volta si tratta di una canzone d’amore, tema molto presente nella discografia di Pino Daniele, che ha scritto versi impareggiabili per raccontarci questo sentimento.
10. Io per lei
E torna a parlarci di relazioni anche in questo brano. Qui Pino Daniele racconta infatti di una lei per la quale lui ha degli occhi da bambino. La decisione che appare chiara nella canzone è che bisogna smettere di rovinare sempre ogni storia d’amore per colpa del richiamo alla solitudine.
L’album da cui è tratto è Non calpestare i fiori nel deserto del 1995.
11. Amore senza fine
Si parla di amore? Ecco ancora un pezzo che ne parla con un piglio dolcissimo a cui Pino Daniele ci ha spesso abituati.
Dall’album Yes I Know My Way del 1998.
12. Dubbi non ho
Sembra proprio che Pino Daniele fosse lo specialista delle emozioni, l’amico a cui rivolgersi quando avevi bisogno di consigli spassionati su ciò che stavi attraversando. In questa canzone esprime l’effetto totalizzante dell’amore soprattutto nei versi: “metti i tuoi sogni dentro ai miei e riesci ad essere sempre come sei“.
Il cantautore qui racconta di sentimenti liberi da ogni sovrastruttura e di quanto conti essere speciale per qualcuno, avere gli stessi sogni, lasciarsi trasportare dalla verità e restare se stessi.
13. Sara
Del 1985 è l’album Ferryboat, da cui è tratto questo pezzo che Pino Daniele dedica alla figlia Sara cercando di metterla in guardia dalle insidie del mondo che da grande dovrà affrontare. Quante cose inutili abbiamo nella testa? Ma il sorriso di Sara resta anche nel buio della notte e fa sperare in una società migliore, piena di cose inutili da fare e da dire e che in un certo senso condiziona la vita.
14. Basta ‘na jurnata ‘e sole
Basta davvero solo una giornata di sole per mettere a posto le cose? Pino Daniele, nel 1979, ci ha scritto su una canzone. E non sarà l’unico riferimento al sole nella carriera del cantautore. Come per il tema dell’amore, il calore del sole torna a scaldare in varie occasioni. Basta una giornata di sole e qualcuno che ti venga a prendere, così canta. E gli si può credere perché esprime qui la stessa emozione che si prova quando le persone che amiamo ci sradicano dal buio e ci portano a vedere la luce del sole.
15. Quanno chiove
Se nel precedente brano si parlava di sole, qui si parla di pioggia e non è un caso. Torniamo nel 1980 con l’album Nero a metà e torniamo a un giovane Pino Daniele che ci racconta la giornata di una prostituta. Proprio così, una prostituta che la mattina si prepara e i cui passi si sentono distintamente picchiettare tra i vicoli di Napoli. Una ragazza che quando lavora “nun rire cchiù“, cioè non ride più, considerato il lavoro che fa per poter sopravvivere.
16. ‘O scarrafone
Tra le canzoni più note nella storia della musica italiana, c’è certamente questa!
Nel 1991 Pino Daniele, molto sensibile ai problemi politici, fu colpito dal successo della prima Lega Nord, che dipingeva in modo non proprio positivo i cosiddetti terroni e in particolare i napoletani. Dunque in questo brano parla della condizione di alcuni meridionali emigrati al Nord, quelli che mantengono un legame ancora molto forte con la propria terra d’origine. Pino Daniele scrive anche un’ultima strofa in cui mette in connessione la simile condizione degli africani e conclude con “Viva viva ‘o Senegal“, il cui messaggio è: loro vi umiliano, noi vi capiamo perché ci siamo già passati.
17. Se mi vuoi
In duetto con Irene Grandi, Pino Daniele ci ha regalato anche questa bellissima perla rara musicale. Tratta dall’album Non calpestare i fiori nel deserto, la canzone è un dolce dialogo che fa mettere in campo a entrambi gli artisti la personale sensibilità verso il tema della paura e dell’amore, ancora una volta. L’interpretazione dolcissima di una Irene Grandi, che faceva i suoi primi passi nel mondo della musica, aggiunge alla voce vitale di Pino Daniele una carezza lieve.
18. Neve al sole
Dall’album del ’99 Come un gelato all’equatore nasce questa canzone che parla di nuovo di amore. Non è nuovo a questo tema Pino Daniele e, come detto sopra, tanta della sua produzione discografica è dedicata a questo nobile sentimento. Il concetto fondamentale è: io senza di te sono neve al sole, ovvero mi sciolgo e non posso esistere. L’elemento in più, oltre all’amore, qui è il riferimento ai cambiamenti in atto. Il 1999 precede gli anni 2000 e ha rappresentato quindi un periodo di passaggio importante, sottolineato da Pino Daniele in questo brano.
19. Tempo di cambiare
Se nel ’99 Pino Daniele parlava del nuovo millennio interrogandosi con incertezza, qui nel 2001, con l’album Medina, il cantautore riprende in mano le redini del futuro affermando che è tempo di cambiare e di non lasciarsi andare. Il bisogno di una nuova direzione è forte ed è un motivo ricorrente in tutto il brano. C’è bisogno di certezza, di abbandonare l’incoscienza. Insomma nel 2001 era arrivato il momento di diventare grandi.
20. Mareluna
E sempre dall’album Medina è tratta Mareluna. Il pezzo è la sintesi di un equilibrio raggiunto musicalmente tra sofisticazione e immediatezza. Comincia con parole evocative, in cui la fusione tra mare e luna rappresenta una notte di amore.
Il testo è scarno, per lo più strumentale, eppure evoca in modo languido una sequenza di sensualità che verrà portata avanti dall’intera costruzione del brano.
21. Gente distratta
Cosa resta del passato? C’è qualcuno che non è stato perdonato per gli errori commessi in un’altra vita. Pino Daniele qui, nel ’91 con l’album Un uomo in blues, racconta di un passato che ritorna prepotente ma anche di verbi come amare, sognare, crescere, correre: tutte prerogative di chi vuole cambiare e diventare migliore. Ma la gente è distratta e forse non si rende conto che il passato cambia le cose e spariglia le carte.
22. Yes I know my way
Tutti cercano la propria strada, la retta via. Anche Pino Daniele la cercava evidentemente, ma pare l’avesse trovata perché qui ci dice che conosce la sua strada. Era il 1998 quando fu pubblicato l’omonimo album da cui è tratto questo brano. L’album contiene i successi dei primi 20 anni di carriera riarrangiati più tre inediti: Amore senza fine, Senza peccato (che riprende Yes I Know My Way) e Per te. La canzone risale al 1981, in particolare all’album Vai mo’ ed è stata eseguita da Pino Daniele anche insieme al cantante Jim Kerr dei Simple Minds.